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2012 – 13° Edizione della TREGIORNIMTB
da Forni Avoltri a Tarvisio

3° giorno – Martedì 7 agosto 2012

Dal Passo di Pramollo a Tarvisio

Introduzione


Prendo la mia bici dal garage dell’albergo dove la sera prima l’avevo lasciata così com’era; inzuppata di  acqua quasi come me. Ora è bella lucida, come l’avessi ritirata dopo il migliore dei lavaggi. Non mi preoccupo di oliare la catena; non l’ho mai fatto. Uso un olio  a base ceramica che la protegge bene, anche per più giorni e soprattutto dall’acqua. Mentre il gruppo si affanna a lubrificare, lucidare e preparare il mezzo ne approfitto per fare due passi sulle rive del lago e scoprire la bellezza e la quiete che offrono questi luoghi nelle prime ore del mattino, quando i vacanzieri delle moto, dei camper e dei s.u.v sono ancora lontani

Descrizione – Racconto

Si parte risalendo la ripida strada lastricata che si stacca proprio dietro l’albergo Gallo Forcello, in direzione della Sella Garnizza. E’ subito salita dura per duecento metri , più o meno, e con le gambe fredde non rimane che affrontarla a piedi. Per fortuna la rampa non è lunga e presto si sale in sella. Si attraversano i panoramici pascoli attorno alla casera Auerning (m 1609). Il cielo è intensamente azzurro e pulito, come di solito dopo i forti temporali e riflette la sua luce su tutto ciò che ci circonda; i prati sono più verdi, i fiori si colorano di tonalità più forti e persino le cortecce degli alberi, ancora umide di rugiada o della pioggia caduta nella notte, luccicano come specchi secondo l’angolo da cui le osservi. Tutto sembra più vivo. Anche il gruppo, ormai dimentico dell’avventura della sera prima, scherza e ride, pronto ad affrontare l’ultima tappa di questa TREGIORNIMTB2012.

Abbandoniamo la larga strada e saliamo a Malga For: un gruppo di costruzioni in pietra e cemento simmetricamente sistemate con al centro una bella e comoda fontana con l’abbeveratoio per le mucche. La malga è deserta. Tutti gli infissi sono chiusi. E’ come sigillata. Gli animali  hanno già abbandonato questo pascolo perché l’erba attorno è tutta brucata; torneranno soltanto la prossima stagione, o forse per una breve sosta durante il ritorno a valle a fine estate.

A piedi ci incamminiamo lungo il sentiero segnalato che parte poco prima della case e porta in una decina di minuti sulla Sella Garnizza (m 1674) dove uno stretto passaggio costruito dai pastori facilita lo scavalcamento della recinzione di doppio filo spinato che ancora delimita il confine fra Italia e Austria, ricordo di una discutibile politica difensiva e protezionista “pre europea”: però il filo rimane lì!

Garnitze Alm

Prima di Garnitze Alm i partecipanti svoltano a destra nel sentiero 403

Percorriamo poche centinaia di metri sulla larga sterrata che porta al Garnitze Alm e senza arrivarci deviamo a destra seguendo il sentiero 403 che scende nei prati verso il centro del vallone e punta decisamente ad est. E’ una deviazione consigliata per mantenersi in quota. Sarebbe possibile seguire le comode sterrate sul versante opposto, ma scendono a quote decisamente più basse e si sarebbe poi costretti a risalire sprecando inutili energie. Terminata la prima parte ciclabile, il sentiero entra nel bosco e superato qualche gradino di roccia e un impegnativo attraversamento di un ruscello, sfocia in una bella forestale che scende fino alla Sella della Spalla (1432 m.) dove si congiungono le varie forestali che salgono dai due versanti, quello austriaco e quello italiano.  Siamo di nuovo sulla linea di confine. Scendiamo a destra rientrando per un po’ in Italia lungo una larga pista tracciata di recente che la cartina kompass, chiaramente, non riporta. Bisogna mantenersi in quota e non lascirsi tentare dal scendere verso valle. La direzione da seguire deve riportarci in Austria lungo il tracciato della “traversata Carnica”.  Scendo piano lungo lo sterrato e controllando la traccia sul gps cerco una tacca, una cartello o qualcosa che mi indichi la strada giusta. Intanto buona parte del gruppo è già avanti. Al centro di una larga curva a destra trovo una palina del sentiero austriaco per Egger Alm; è l’attacco del sentiero che cercavo e che coincide con la traccia rossa del mio Garmin. Richiamo gli altri che a fatica e quasi controvoglia risalgono per qualche decina di metri.

Il sentiero 403

Tratto italiano del sentiero 403, fra Sella della Spalla e Sella Zille

Il sentiero entra nel fitto del bosco e lo attraversa verso est alternando tratti scorrevoli e quasi pianeggianti, a profondi solchi rocciosi scavati dall’acqua in cui è necessario scendere e risalire sul versante opposto con particolare attenzione; l’ultimo di questi attraversamenti è attrezzato con una catena che agevola la risalita. Ancora un tratto a piedi fra la bassa vegetazione e poi la traccia entra di nuovo nel bosco terminando nello slargo della Sella Zille (1496 m.) raggiunta dalla sterrata che sale dal versante austriaco. Superiamo per l’ennesima volta il confine e svoltiamo a destra seguendo sempre l’indicazione per Egger Alm, ben segnalata sul tronco di un enorme abete, salendo ancora per un centinaio di metri. Superati i prati della Kernistzen Alm (1542 m) inizia una larga e veloce discesa dal fondo ghiaioso e alquanto sconnesso dove qualcuno si è procurato delle belle ferite, per fortuna non gravi e prontamente medicate. Al termine si svolta a destra su asfalto. Si sale un po e si arriva a Egger Alm (1422 m); un piccolo villaggio di antiche autentiche casette rurali al centro di una verdissima valle circondata dall’alto dai folti e neri boschi di abeti. Fra le case, addobbate con  coloratissimi fiori di prato, pascolano le grosse mucche da latte, mentre qualche famigliola in vacanza passeggia lungo la stradina che sale e qualcun altro sorseggia una birra seduto ai tavoli della piccola terrazza del gasthaus vicino alla grande fontana. La bellissima giornata e il cielo ancora azzurro fanno di questo luogo una vera oasi di bellezza e di pace. Non c’è però il tempo di fermarci se non per rabboccare le borracce, ormai vuote. La tappa è ancora lunga e in alcuni punti complicata. Lasciamo Eger Alm alle nostre spalle e costeggiamo poco più avanti il bel lago effimero, fortunatamente colmo d’acqua; un altro gioiellino di questo scrigno naturale che stiamo attraversando estasiati. Superata una leggera curva a destra giungiamo a Dellacher Alm  (1362 m).  Cavalli di grossa stazza e  mucche dal manto folto che non abbiamo mai visto prima, pascolano nei prati di lato alla stradina che corre dritta fra le case da ovest a est. Quando ci fermiamo per una breve pausa alcuni dei cavalli si avvicinano e tentano di addentare i nostri zaini che dobbiamo difendere con tutta la forza perché non ce li strappino via.  Superate le case termina l’asfalto e bisogna procedere sulla destra seguendo la traccia erbosa che sale leggermente, contorna dall’alto l’argine franato del torrente e poi ridiscende verso il centro del vallone al limite del bosco. Si supera un cancello che delimita una proprietà privata e chiudendolo si esce definitivamente dalla verde valle dell’Egger; un vero paradiso naturale preservato in modo impeccabile nella sua autenticità. Ora il fondo è sterrato. Al primo bivio andiamo a sinistra in leggera discesa ed evitando ogni deviazione laterale ci troviamo presto in uno slargo dove ricomincia la strada asfaltata.

Dellacher Alm

Tra le case della Dellacher Alm pascolano le grosse mucche da latte

Scendiamo veloci  nell’ombra fitta del grande bosco con il torrente che scorre alla nostra destra. A quota 1100 circa abbandoniamo la traccia principale e svoltiamo a destra in discesa, invertendo il senso di marcia. Superiamo un grande ponte in legno e ci inerpichiamo sul versante opposto. La salita si fa ripida da subito. Il fondo sembra essere asfaltato di recente. Le pendenze in questo tratto sono davvero impegnative e lo saranno per quasi tre chilometri, fino a quando l’asfalto termina per lasciare il posto alla bella strada bianca che, pianeggiante termina fra le case di Dolinzaalm. Ci fermiamo al piccolo Alpenghastof Starhand accolti da due simpatiche ed esuberanti signore e gustiamo l’ultimo strudel in terra austriaca. Apprendiamo infatti che il sentiero S403 è inagibile e siamo costretti a rinunciare all’ultima parte del percorso che ci avrebbe ancora visti salire alla Osterning Alm prima di scendere lungo la valle Bartolo fino a Camporosso in Valcanale.

Valbruna

Il Monte Jof Fuart, caro a Julius Kugy, fotografato dalle case di Valbruna

Lasciamo alle spalle l’accogliente Ghastof e le belle casette di Dolinza alm e superiamo il cancello poco oltre il prato della Sella di Lom. Il cancello in legno, che doverosamente l’ultimo del gruppo chiude dietro di sé, segna il rientro definitivo in Italia. Scenderemo lungo la pista forestale all’inizio abbastanza dissestata, passando accanto al cantiere del nuovo rifugio Nordio in costruzione per poi raggiungere il fondovalle nei pressi di un grosso crocefisso. Un largo e veloce nastro di asfalto ci porterà fino ad Ugovizza. Lasciati sulla destra la bella chiesa e il  ponticello coperto che porta sul sagrato, attraversiamo la statale e svoltiamo a sinistra seguendo un tratto di pista ciclabile. Al bivio successivo per evitare il traffico e la tristezza della strada statale,  seguiremo per Valbruna, piccolo centro adagiato nello splendido scenario dominato dai monti di Yulius Cughi, grande alpinista triestino, a cui è intitolata la sede locale del CAI e  di cui si può ammirare in una piccola piazzetta adiacente un bel busto bronzeo a suo onore e ricordo. Per raggiungere Tarvisio, però, si svolta a sinistra prima di entrare in paese seguendo le indicazioni per la pista ciclabile dell’Adria.

Verso Tarvisio

Negli ultimi chilometri della TREGIORNIMTB si pedala rilassati sulla ciclabile verso Tarvisio

Chiosa
Sono gli ultimi chilometri della TREGIORNIMTB2012, che va a terminare. Si pedala ormai rilassati, forse un po’ delusi per non poter completare l’itinerario previsto, ma comunque contenti per aver pedalato in ottima compagnia e conosciuto nuovi amici; per aver trovato dovunque simpatia, disponibilità e cordialità;  per aver visitato ogni giorno luoghi nuovi; per aver attraversato  ancora una volta “terre alte”  affascinanti.  L’appuntamento è , come sempre, per il prossimo anno che vedrà certamente l’arrivo classico nella città di Trieste dopo aver percorso un itinerario che si sta delineando molto interessante e divertente.

2° giorno – Lunedì 6 agosto 2012

Da Paluzza a Passo Pramollo

INTRODUZIONE

Quella di oggi è una tappa complicata fin dall’inizio per le tante deviazioni da seguire e per questo, già nel briefing di ieri sera, ho chiesto a tutti i partecipanti di prestare particolare attenzione ai riferimenti riportati sulla “DESCRIZIONE DELLA TAPPA” per evitare il più possibile grossolani errori di percorso e di rimanere uniti per non perdere troppo tempo nel ripartire dopo le soste. L’umore del gruppo è ottimo. Si ride e si scherza come sempre nei primi chilometri, sopratutto se facili e pedalabili come questi, forse incuranti della fatica e ignari degli imprevisti ai quali possiamo andare incontro.

DESCRIZIONE – RACCONTO

Lasciamo Paluzza attraversandone il centro da nord a sud per poi svoltare a sinistra in direzione di Treppo, Ligosullo, Paularo.

Anche se sto già andando “in fuga” per trovare un buon punto di ripresa per la mia telecamera e ostento sicurezza e tranquillità, in realtà sono un po’ preoccupato; un po’ ansioso di portare velocemente al termine la tappa di oggi; ci sono vari scollinamenti da effettuare in quota e la parte finale in territorio austriaco è un dedalo di sentieri e stradine che solo a vederne il tracciato sulla carta kompass, mi scoraggio. Confido molto nella traccia gpx  che l’amico Graziano ha costruito con il suo computer.  Arrivo a Treppo Carnico con un leggero vantaggio sul gruppo e spero di fare una bella ripresa di tutti i partecipanti insieme prima che si sfilaccino sulle rampe della prima salita. Mi fermo poco prima del ponte all’ingresso del paese dove un enorme striscione da “il benvenuto a Treppo Carnico”. Poco più avanti la strada incomincia a salire più ripida e raggiunge Ligosullo. Qualcuno del gruppo, che non ha prestato attenzione alle indicazioni e alla  traccia memorizzata sul proprio navigatore, al bivio sulla forcella di Lins ha tirato dritto invece di salire a sinistra per Castel Valdajer, e con sé ha trascinato altri partecipanti.  In effetti in quel punto le indicazioni non sono molto chiare; nel dubbio è sufficiente ricordarsi di “non scendere”. Poco oltre  il bivio aumenta la pendenza e dopo una svolta a destra si esce dal bosco per un po’ e il panorama si allarga dominato dalla severe cima …. riconoscibile sullo sfondo verso nord-est.

Salita verso casera Nut

Salita verso casera Nut

A Castel Valdajer termina l’asfalto e si dipartono nei pressi della bella fontana innumerevoli sentieri anche per mountain bike, ma non troviamo la palina del sentiero S447. Comunque seguendo la descrizione del percorso andiamo a destra sulla larga forestale e poi ancora a destra in leggera discesa verso Cueste Robbie Alte. Seguiamo la traccia che ci indica il gps, ma siamo costretti a fermarci per confrontare la carta, il navigatore e le tracce sul terreno. Indicazioni poco chiare e non corrispondenti alla cartina topografica ci fanno perdere tempo prezioso. Fortunosamente incontriamo una guardia forestale che ci sconsiglia di intraprendere il sentiero S447 perchè inagibile nella parte finale a causa di frane e smottamenti. Ci indica una deviazione più ciclabile che percorre, in parte, un circuito locale segnalato per mtb ma che allunga il percorso dovendo scendere nel fondo del vallone di almeno 300 metri di dislivello per poi risalire di alla stessa quota sul versante opposto. La discesa non è di facile individuazione per gli incroci con le molte strade forestali tracciate per recenti disboscamenti. Il rischio è di imboccarne una e scoprire poi di doverla risalire perchè termina nel nulla. Così accade, per fortuna una volta soltanto, ma intanto siamo costretti a fermarci sovente per fare il punto sulla carta e valutare se il percorso che stiamo facendo è quello giusto. Finalmente incrociamo le indicazioni “mtb” che cercavamo e le seguiamo scendendo lungo un single track facile e divertente. L’andatura è comunque tranquilla, di chi non vuole rischiare. Quasi al termine della discesa, però Stefano cade. Dolorante alla spalla fatica a muovere il braccio sinistro. Una pietra nascosta dalla vegetazione, molto fitta in questo tratto, ha tradito la sua eccellente tecnica di guida e ora è steso a terra e non riesce ad alzarsi. Lo capiamo tutti: “è una brutta botta”. Finalmente si rialza, ma di salire in bici nemmeno se ne parla. Non sopporta nemmeno lo spallaccio dello zaino sulla spalla. In quel posto non è certo possibile chiedere soccorso: siamo in fondo ad uno stretto vallone dentro a un bosco fitto da cui è difficile capire il colore del cielo, talmente è lontano. Anche se dolorante, Stefano si incammina a piedi. Cercheremo di raggiungere con lui la strada asfaltata che dovrebbe essere circa 300 metri sopra di noi. Da lì chiameremo i soccorsi, perché è ormai evidente che non può proseguire: forse la spalla è uscita dalla sua sede (dalla sede di Stefano!). Il pensiero comune, in questi casi, è che “poteva andare peggio”, ma io penso sempre che “poteva anche andare meglio”, vi pare?

Cason di Lanza

La larga sterrata che da Cason di Lanza porta a Casera val d’Aip

Raggiungiamo l’asfalto nei pressi della Casera Nut, sulla stretta strada che da Paularo sale al Cason di Lanza.

Stefano è più tranquillo, ma la sua 2^ TREGIORNI, ahimè, finisce qui; con un brutto infortunio alla spalla. Lo salutiamo mentre il medico e l’infermiere del 118 lo stanno caricando, imbarellato, sull’ambulanza che lo porterà al pronto soccorso di Tolmezzo.

La compagnia, che per ingannare l’attesa dei soccorsi si era rifocillata con polenta, frico e un buon vinello rosso,  riparte un po’ sconsolata e quasi contro voglia.  Si scende brevemente lungo lo stretto e veloce asfalto e proprio al termine della discesa, si incrocia il termine del  sentiero 447,  dove avremmo dovuto sbucare seguendo le indicazioni in nostro possesso; accanto alla palina, però,  un cartello di divieto di transito e una inequivocabile scritta “SENTIERO INAGIBILE” ci rendono consci che la deviazione era inevitabile. L’incontro con la guardia forestale a Castal valdajer è stato provvidenziale.

Il ritardo accumulato mi preoccupa, anche perché in serata sono previsti forti temporali e la strada da fare è ancora lunga, ma cerco di non farlo vedere agli altri. L’incidente di Stefano mi ha reso ancor più ansioso.

Intanto si pedala verso il passo di Cason di Lanza: una salita asfaltata con pendenze decisamente impegnative, giudicabili intorno al dieci per cento. L’ambiente è molto bello. Stiamo risalendo una stretta valle fra radi pascoli e scure pinete che paiono come aggrappate alle grigie cime rocciose e verticali che racchiudono i due versanti. Solo in cima, poco prima del passo, la strada va via dritta e la valle si apre fra il Monte Zermola e la cima Pizzul che dominano i prati verdi con le costruzioni del Cason di Lanza. Facciamo una breve sosta: chi per acquistare il buon formaggio locale ed io per bere un doppio caffè forte che mi aiuti a digerire la polenta, ma soprattutto il quartino di quel buon vinello sorseggiato alla casera Nut.

Abbandoniamo l’asfalto e saliamo a sinistra fra le case trovando facilmente l’indicazione per Casera Val Dolce. Si sale lungo una larga sterrata con un bel tratto lastricato sul finale, prima di scollinare nella valle di Aip. Intanto è iniziato a piovere e tutte le cime intorno si sono coperte. Ci ripariamo in una grossa stalla in attesa che il temporale cessi di intensità. Di colpo la nebbia si alza e si scoprono un po’ gli scoscesi versanti dei monti che racchiudono questo verde vallone. La sterrata termina fra i prati di fronte alla casera d’Aip. Una solitaria tacca bianco-rossa ci indica il sentiero da seguire. E’ una traccia a mezza costa, difficile da individuare, che scende nei prati sottostanti cosparsi di cespugli di pino mugo. Più che un sentiero è un ruscello impossibile da affrontare in sella, pieno di grosso pietre smosse e continue buche nel terreno dilavato dalle continue piogge e dal passaggio degli animali al pascolo. Soltanto nell’ultima parte si può pedalare per qualche centinaia di metri fino ad arrivare sotto alla pietraia che porta dritto alla Sella d’Aip.

Massi nella salita alla Sella d'Aip

Grossi massi nella salita alla Sella d’Aip che i partecipanti alla TREGIORNIMTB2012 affrontano sotto alle pareti del Monte Cavallo

Grossi massi e alti gradini rocciosi si susseguono lungo un percorso tortuoso e difficile da individuare. Si può solo procedere con la bici sulle spalle e in alcuni punti è necessario farsi aiutare da qualche compagno per issare la bicicletta. Si tenta di seguire il sentiero segnalato che prosegue sulla sinistra, ma alti scalini molto faticosi da affrontare con la bici sulle spalle suggeriscono di tenersi sulla destra, proprio sotto la parete del Monte Cavallo. I più esperti ed alpinisti del gruppo individuano una linea di salita più facile, comunque sempre ripida, che sale dritta per una decina di metri verso la parete per poi tagliare di traverso il canale centrale e raggiungere la parte finale del sentiero erboso. La salita di questo tratto, da fare tutta con la bici a spalle perché in nessun punto è possibile spingerla o tenerla di fianco, dura circa trenta minuti e alcuni tra i forti l’hanno percorsa due volte per aiutare chi non ce la faceva a caricarsi la mountain bike sulle spalle. Un brindisi ed un applauso serale sarà il ringraziamento per la loro generosità.

Quando giungiamo sulla sella il tempo sembra peggiorare ancora una volta. La nebbia sale dal vallone che abbiamo percorso e per qualche minuto riusciamo a individuare tutto il tracciato fino alla base della pietraia. Alla nostra destra, poco più in basso, è sistemato il rosso bivacco Lomasti.

Scendiamo, naturalmente a piedi, lungo un largo sentiero accidentato e ancora una volta scalinato.

Panoramica della Val Grande di Timau

Panoramica della Val Grande di Timau, presso Casera Piotta durante la TREGIORNIMTB2012

Ricomincia piano piano a piovere e il cielo si fa sempre più nero. I tuoni e i lampi, prima lontani, si avvicinano sempre di più. Vorremmo seguire il sentiero 403 che coincide con la traccia più breve del nostro gps, ma ci porta in una zona sempre più pietrosa e accidentata, per nulla ciclabile. Optiamo per la variante più ciclabile e puntiamo verso Running Alm scendendo lungo la pista da sci. Lì dovremmo individuare il sentiero 415 che ci guiderà fino al passo. La pioggia aumenta di intensità mentre girovaghiamo in mezzo al dedalo di strade e stradine confusi dai cartelli delle piste da sci e dalle paline numerate dei sentieri. Incrociamo finalmente il 415 che arriva da destra. Scendiamo ancora un po. Una serie di incroci e altri cartelli incomprensibili ci confondono. Diamo uno sguardo alla cartina, ma la pioggia ne rende impossibile la lettura. Il temporale è proprio sopra di noi quando, aggirata la Running Alm troviamo un’indicazione per il Nasfeldpass, passo di Pramollo in austriaco, e iniziamo a salire. Secondo i miei calcoli non dovremmo salire più di tanto. Il sentiero che avevo individuato sulla carta dovrebbe tagliare le piste da sci a quota 1450, massimo 1500 e mantenersi in piano fino al passo che è a 1530 metri. Sui nostri gps non  abbiamo la carta della zona; i dettagli finiscono proprio sul confine. Sul display c’è soltanto una linea di colore viola che, nemmeno tanto tortuosa, arriva a destinazione. “Siamo vicini al passo, ce lo indica il gps”, lo dico a tutti e anche all’ultimo della fila che mi fermo ad attendere per incoraggiarlo e non lasciarlo solo. La pioggia continua, sembra, ancora più fitta. Continuiamo a salire. Stiamo puntando esattamente alla punta del Madrischen, a oltre 1900 metri, dove arriva l’impianto più alto. E’ chiaro che abbiamo sbagliato strada, anche se la direzione è giusta. Il gruppo ormai è sgranato e ognuno, forse, pensa per sé. Ognuno spera soltanto di arrivare in fretta lassù per capire se c’è una soluzione per poter scendere e arrivare al più presto in albergo. La luce sta calando, sono quasi le otto e non ci rimane più tanto tempo per trovare la giusta direzione. Finalmente ci ritroviamo tutti insieme, mentre la pioggia, divenuta ormai l’ultimo dei nostri problemi, continua a scendere fra lampi e tuoni. Aggirata la cima troviamo una larga sterrata che proviene dal basso; non ci rimane che seguirla nella speranza che ci porti il più vicino e il più presto possibile alla meta. In breve siamo fra i condomini della stazione sciistica austriaca di Nassfeld a poche centinaia di metri dal confine italiano. Giungiamo al Gallo Forcello che sono quasi le otto e mezzo. E qui è doveroso fare un plauso e ringraziare tutto il personale dell’hotel che ha atteso fino a tarda sera per servirci un ottima cena, riservandoci una cordialità inaspettata.

1° giorno – Domenica 5 agosto 2012

Da Forni Avoltri a Paluzza

Forni Avoltri

L’abitato di Forni Avoltri

Dalla finestra della camera dell’albergo vedo l’intero paese. La collina, il prato, poi la chiesa con il lungo campanile e sotto le case e poi il torrente, il ponte e altre case. I rintocchi della campane annunciano la messa: oggi è domenica. Il sole qui non è ancora arrivato e perciò il cielo è ancora bianco, ma sgombro da nubi. Sembra una bella giornata. L’aria è fresca e l’asfalto è ancora umido per la pioggia caduta nella notte.
Le biciclette sono pronte, tutte in fila lungo la stradina che va in centro.
Puntuale come non mai,  il gruppo compatto lascia l’accogliente centro di Forni e….

… svolta a sinistra in direzione di Sigiletto. La strada transita accanto alla chiesa e poi esce dal paese poco più in alto. La salita non è ripida, ma sono le prime pedalate della giornata e la sensazione è di gran fatica. Ognuno sale con il proprio passo. Abbiamo bisogno di riscaldarci. Vorremmo affiancarci con chi ci sta davanti o attendere chi è dietro di noi per scambiare due parole, ma rimaniamo in fila indiana perché il traffico, prima quasi inesistente, sta aumentando. Oltre alle tante auto che risalgono la vallata ci superano anche alcuni enormi pulman “gran turismo” che portano i vacanzieri al rifugio Tolazzi (1350 m).

Salita al Rifugio Marinelli

I partecipanti della TREGIORNIMBT2012 salgono al Rifugio Marinelli

Quando giungiamo, dopo circa 7 chilometri da Forni, troviamo i parcheggi attorno al rifugio completamente pieni. Per fortuna i mezzi motorizzati si fermano qui. Giriamo attorno al rifugio e risaliamo la ripida strada in cemento mescolandoci fra la tanta gente che si incammina verso i sentieri delle mete prescelte. La maggior parte di essa va nella nostra stessa direzione. E’ infatti il percorso più facile ed è, forse, anche la meta più scontata. Poco oltre il rifugio il fondo cementato lascia il posto ad uno sterrato compatto con pendenze a tratti impegnative. Quando si esce dal bosco la valle si apre quasi improvvisamente e si può individuare quasi tutto il tracciato della strada che andremo ad affrontare.  C’è già molta gente che sta salendo. Qualcuno incuriosito dalle targhette che portiamo sul davanti della bici, chiede informazioni e volentieri spieghiamo loro il percorso che stiamo facendo.

Con una serie di lunghi tornanti risaliamo i prati sul versante nord del vallone e affacciandoci dall’ultimo di questi riusciamo a vedere l’intera salita  con sul fondo il piccolo paese di Forni. I prati quassù sono di un verde così intenso che è facile intuire che la pioggia è una caratteristica costante del clima locale e noi ne saremo presto testimoni.

Rifugio Marinelli

La TREGIORNIMTB2012 al Rifugio Marinelli

Dopo 15 chilometri dalla partenza termina lo sterrato sul piazzale del rifugio Marinelli (2120 m). La terrazza si affaccia sulla Val Grande di Timau ed è già piena di gente. Il cielo è sereno, anche se un leggero velo di foschia attenua i colori e confonde le linee e i profili all’orizzonte. L’accogliente rifugio e il buon caffè di moka invitano a rimanere, ma dei grossi nuvoloni neri si stanno accumulando attorno alle cime sopra il passo. Viste le previsioni meteo che annunciavano poggia nel pomeriggio è meglio non indugiare troppo e iniziare al più presto la discesa verso il fondovalle. Peccato, perché il posto è davvero bello e merita una pausa più prolungata. Si segue l’unico sentiero che scende nel vallone e che si stacca dal piazzale del rifugio poco oltre la palizzata del terrazzo. La prima parte è la più sconnessa e in una paio di punti si è costretti a scendere dalla bici. Cento metri circa sotto il rifugio il sentiero si allarga e diventa ampia mulattiera, comunque scorrevole, anche se il fondo rimane alquanto sconnesso. Con una serie di tornanti si scende di quota e si incontra prima la deviazione per Casera Plotta e poi quella per Casera Collina Grande facilmente individuabile alla nostra destra, al centro di un bellissimo verde pascolo. In entrambi i casi si prosegue dritto. Dopo un veloce traverso, dal fondo più ghiaioso, si entra nel bosco e la strada larga invita ad aumentare la velocità.

Poco oltre,in corrispondenza di una secca curva a destra, con fondo cementato, troviamo la chiara indicazione del Sentiero 148. E’ un sentiero all’inizio ciclabile con alcuni passaggi divertenti fra massi e radici che si mantiene più o meno alla quota del passo che dovremmo raggiungere. Scende per qualche decina di metri per poi superare uno scalino roccioso obbligandoci a salire per dieci, quindici minuti al massimo con la bici sulla spalle o comunque senza la possibilità di pedalare. La salita termina fra i prati e troviamo, per nostra gioia, una discreta sterrata che, passando accanto ad una fresca sorgente, raggiunge il piazzale del passo di Monte Croce Carnico (1357 m). E’ uno stretto passaggio tra ripide pareti rocciose, dominato dalle vecchie costruzioni militari. Al centro, ad ugual distanza dal Bar Italiano e da quello Austriaco, si erge la fatiscente tettoia degli uffici dell’ex dogana a ricordare che non molti anni fa, quando si oltrepassava il confine fra due stati era necessario farsi riconoscere con un documento di identità e sottoporsi ai controllo di rito.

Panoramica della Val Grande di Timau

Panoramica della Val Grande di Timau, presso Casera Piotta durante la TREGIORNIMTB2012

Tutto intorno c’è solo rumore di motori di auto , moto e camper che arrivano e ripartono quasi subito; c’è puzza di gas di scarico e odore di birra e di caffè forte. Non ci fermiamo molto; soltanto il tempo di un gelato confezionato e di una fresca bibita con le bollicine e poi ritorniamo sui nostri passi. Ripercorriamo a ritroso il sentiero 148 fino a ritrovare la sterrata con la quale siamo scesi dal rifugio Marinelli e riprendiamo a scendere ancora alla ricerca del percorso della antica “strada romana”. Improvvisamente eccoci sulla statale all’altezza dell’ottavo tornante. Scendiamo sul veloce asfalto fino alle prime case di Timau dove, superato il torrente But  Seguiamo le indicazioni della pista ciclbile “via romana” che dovrebbe correre quasi parallela al torrente ma dall’altra sponda. In due occasioni, almeno, siamo costretti a ritornare indietro perché la traccia indicata terminava in un campo. Non ci rimane che rassegnarsi a percorrere la via normale che in breve ci porta al centro dell’abitato di Paluzza e all’hotel dove ci attende il pulmino con i bagagli.

Da Forni Avoltri a Tarvisio

13° Traversata Ciclo Alpinistica delle Alpi

5 – 7 agosto 2012 – da Forni Avoltri a Tarvisio – realizzata grazie a www.angolinopasticceria.it

 Cartina generaleCartina prima tappaCartina seconda tappa – Cartina1 terza tappaCartina2 terza tappa

La “vera essenza dello stare insieme”

“(…) nel mondo dei patiti della MTB (…) sovente ci si sofferma solo a valutarsi per il mezzo che si possiede e per le capacità personali di guida dimenticando, alla fine, la vera essenza del perché ci si ritrova tutti insieme…le emozioni vissute e il calore con cui ci avete accolti sono cose che non dimenticherò. Voi tutti siete accomunati da una semplicità e da una spontaneità rare di questi tempi”.

Antonio
(per la prima volta alla TREGIORNIMTB)

Sabato 4 agosto

Per la prima volta il gruppo dei partecipanti è completo fin dalla sera che precede la partenza.
Ci sono i “nuovi arrivi” come Antonio, Claudio e Sabrina che, titubanti, partecipano per la prima volta alla TREGIORNI. E ci sono i “graditi ritorni” dopo qualche anno di assenza come Monica.

Il gruppo a Forni Avoltri

Il gruppo dei partecipanti alla 3GiorniMTB2013 alla partenza da Forni Avoltri

da sinistra: Gino, Graziano, Fabrizio, Pier, Claudio, Mattia, Antonio, Stefano, Sabrina, Raffaele, Massimo, Monica

Domenica 5 agosto – 1° tappa Da Forni Avoltri a Paluzza 

Percorso: Forni Avoltri, rifugio Tolazzi, rifugio Marinelli, passo di Monte Croce Carnico, Timau, Paluzza – Km 37  dislivello 1500 m

Lunedì 6 agosto – 2° tappa Da Paluzza al passo Pramollo   

Percorso: Paluzza, Castelvadajer, Casera Ramza, passo Cason di Lanza, Sella d’Aip, passo Pramollo – Km 35  dislivello 1800 m

Martedì 7 agosto – 3° tappa Da Pramoloo a Tarvisio

Percorso: Passo di Pramollo, Sentiero 03, Sella della Spalla, Egger Alm, Dellacher Alm,  Starband, Tarvisio – Km 50 c.a. dislivello 1300 m

La logistica

SpugnaAssistenza con pulmino guidato dal “Fulvio”

 

I pernottamenti

  • Sabato 4 agosto – Forni Avoltri – Hotel Al Sole www.alsoleromanin.it
    Domenica 5 agosto – Paluzza – Hotel Galles
  • Lunedì 6 agosto – Passo Pramollo – Albergo Al Gallo Forcello – www.forcello.com