Archivi autore: Gino Borello

nuova TREGIORNIMTB2016

UNA TREGIORNI COL BUCO!

 

…Si, sarà un TREGIORNI con l’attraversamento del NUOVO BUCO DI VISO.

Il percorso è ancora totalmente da definire, ma certo è che trasiteremo dentro al ristrutturato BUCO DEL VISO nell’andata dall’Italia o nel ritorno dalla Francia.

Sarò forse un giro ad anello attorno al Monviso o una traversata, ma di sicuro una delle TRE TAPPE della TREGIORNI2016 valicherà lo storico tunnell sotto il colle delle Traversette.

Dal 7 al 9 agosto 2016 faremo una bella TREGIORNI COL BUCO.

TREGIORNIMTB2015

Giorgio, Pier, Marco, Luca, Ermano, Monica, Gino, Saverio, Paolo, Massimo, Sergio, Fabrizio, Raffaele, Gherardo

Giorgio, Pier, Marco, Luca, Ermano, Monica, Gino, Saverio, Paolo, Massimo, Sergio, Fabrizio, Raffaele, Gherardo, Pino

LA TREGIORNIMTB “torna a casa”!

Domenica 9 agosto 14 ciclisti hanno partecipato alla TREGIORNIMTB2015.

Hanno risalito la valle Ellero raggiungendo il rifugio Mondovì per una breve pausa ristoratrice. Convinti dalle indicazioni dell’amico Gestore del rifugio a cambiare il loro programma, invece di ritornare al fondo del Pian Marchisio e salire al colletto del Seirasso, hanno proseguito in direzione “Mongioie” – sud- salendo  ai 2330 metri del colletto Brignola. Doveva essere una salita  con un dislivello ciclabile di circa 400 metri, poi un traverso per collegarsi ad una traccia più evidente, fino allo scollinamento attraverso gli alti pascoli sotto la cima Brignola.

In realtà buona parte del percorso è stata affrontato con la bici a mano per il fondo a tratti molto sconnesso e per la pendenza più che moderata. Un tratto è stato affrontato con le bici a spalle. Dunque l’iniziale “salita ciclabile” è risultata una fatica che ha messo a dura prova anche i più allenati del gruppo. Comunque, raggiunto il colletto, i partecipanti sono scesi lungo pratoni dal fondo scavato dagli ultimi temporali raggiungendo la sterrata nei pressi del lago della Brignola.

Dal fondo del vallone sono poi risaliti fino al Rifugio La Balma; scesi lungo le piste da sci fino ad Artesina e poi ancora su fino al colletto di Baracco, uno dei punti panoramici più belli sulla valle Ellero. Hanno poi affrontato la lunga discesa fino al fondovalle toccando i Barmas, Colletto del Pino, Baracco, Norea e infine Roccaforte Mondovì .

 

 Lunedì 10 agosto –

La prevista gita al BRIC  MINDINO è stata annullata per il maltempo che fin dalla notte ha imperversato con forti piogge e temperature in deciso calo.

Ma per i partecipanti venuti da lontano a trascorrere la “TREGIORNI…” è stata una giornata comunque intensa e ugualmente piacevole:

mattino: visita alle Grotte di Bossea e pranzo al Ristorante Corsaglia

pomeriggio: museo della bicicletta di Cosseria

 

 

Martedì 11 agosto –

Al punto di ritrovo per la partenza della terza tappa , in piazza Eula a  Roccaforte Mondovì, si ripresentano oltre una decina di bikers- Per alcuni è un ritorno per altri si tratta della “prima ” tappa. E’ anche la prima volta di una mtb a “pedalata assistita” che porta Pino da Beinette.

Percorsa tutta via Alpi, il gruppo risale il sentiero che collega le borgate di Annunziata e Norea per poi salire a Prea lungo la vecchia via. In mattinata raggiunge il colle Pigna, scende lungo le sterrate di servizio degli impianti invernali fino all’arrivo dello skylift Betulla per poi raggiungere la strada che sale dal pilone dell’Olocco affacciandosi in Valle Pesio. La bella giornata offre lo splendido panorama sul Marguareis, Bric Costa Rossa e Bisalta le cui pendici si perdono nella pianura cuneese.

Superato il gias Mascarone fra un numero infinto di mucche al pascolo con i loro vitellini, il gruppo abbandona la larga mulattiera e raggiunge dopo una lunga e divertente discesa la Certosa di Pesio.

Seguendo i sentieri, ben segnalati, che ricalcano in parte il tracciato delle piste di sci di fondo  i partecipanti raggiungono la borgata di Fiolera e poi salgono al pilone dell’Olocco.

Con un ultima divertente discesa raggiungono il colle del Murtè e fanno ritorno a Roccaforte Mondovì lungo la provinciale.

 

La mtb "assistita" di Pino

La mtb “assistita” di Pino

TREGIORNIMTB2014

samsung2014 157t  S2040016ARRIVATI A TRIESTE !

 

conclusa la Traversata delle Alpi in mountain bike inziata nel 1999

Martedi’ 6 agosto 2014 il gruppo di otto cicloalpinisti partiti tregiorni prima da Tarvisio è arrivato nella bellissima piazza Unità d’Italia davanti al grande golfo di Trieste . Con loro termina un viaggio iniziato nel luglio del 1999 nelle valli cuneesi, in Piemonte.

DOMENICA 4 AGOSTO – da TARVISIO a BOVEC

la salita bici a spalle più dura dell’intera GranTraversataCicloalpinistica delle Alpi

Dursamsung2014 120ante la prima tappa da Tarvisio a Bovec in Slovenia, è stata risalita per la prima volta con la mountain bike la forcella Lavina dai laghi di Fusine.

samsung2014 119Il canale detritico che porta dritti, dritti alla forcella inizia a quota 1250 m; fini lì si pedala poi la bicicletta diventa, davvero, solo un peso ingombrante. Fuori dal bosco alcune tacche indicano dove è più conveniente passare, fino a quando la neve accumulata al centro del canale nasconde tutto. Si procede molto lentamente cercando di stare sempre al centro del vallone. Superato l’ampio accumulo di neve si sale lungo un tratto di  sentiero ben marcato, poi bisogna improvvisare evitando i tratti detrici più instabili e aggirando o arrampicandosi sui massi più grandi. Ottima è stata la scelta di chi scrive, di trasporare la bici con uno spallaccio per avere le mani libere per appgiarsi o aggrapparsi   Solo nella parte più a monte si ritrova una traccia evidente che procede a zig-zag fra le due pareti sempre più vicine fino a sbucare sulla stretta forcella a 2055 metri, in Slovenia.

Il Mangart è lì, proprio sopra di noi. Nonstante  la sua altezza sia modesta – 2679 metri- la parete che domina questa valle sembra immensa vista da quì.  Una montagna quasi bianca, fra le più alte delle Alpi Giulie  dove nessuna cima aggiunge i 3000 metri. Al di là della forcella dove siamo appena sbucati pochi metri di prato separano l’asfalto della strada che sale fin quassù dal fondo della valle delI’ Isonzo – in sloveno Soča -.

Poco più sotto troviamo il rifugio Koka o del Mangart del CAI Sloveno, ma non ci fermiamo perchè il tempo è peggiorato e come previsto stanno arrivando i temporali. Muniti di luci scendiamo lungo la tortuosa strada attraversando numerose gallerie. Al bivio per il passo Predil che riporta verso l’Italia andiamo a sinistra e raggiungiamo Bovec.

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domenica 4 agosto – 1tappa – da Tarvisio a Bovec

  1. 40; dislivello in salita di 1500 metri

Tarvisiolaghi di Fusine forcella Lavinarifugio Mangart Bovec.

pernottamento da hotel Mangart 

lunedì 5 agosto – 2 tappa – da Bovec a Kanal

  1. 65; dislivello in salita di 1500 metri

Bovec –  Kobaridsentiero europeo E7Tolmin Kanal.

pernottamento presso Gostišče Križnič

martedì 6 agosto – 3 tappa – da Kanal a Trieste

  1. 65; dislivello in salita di 700 metri

Kanal – Anhovo-Deskle-Grgar-Nova Gorica-Temnica-Gorjansko-Valico di San Pelagio – Piazza Unita d’Italia a Trieste

3° giorno – Martedì 7 agosto 2012

Dal Passo di Pramollo a Tarvisio

Introduzione


Prendo la mia bici dal garage dell’albergo dove la sera prima l’avevo lasciata così com’era; inzuppata di  acqua quasi come me. Ora è bella lucida, come l’avessi ritirata dopo il migliore dei lavaggi. Non mi preoccupo di oliare la catena; non l’ho mai fatto. Uso un olio  a base ceramica che la protegge bene, anche per più giorni e soprattutto dall’acqua. Mentre il gruppo si affanna a lubrificare, lucidare e preparare il mezzo ne approfitto per fare due passi sulle rive del lago e scoprire la bellezza e la quiete che offrono questi luoghi nelle prime ore del mattino, quando i vacanzieri delle moto, dei camper e dei s.u.v sono ancora lontani

Descrizione – Racconto

Si parte risalendo la ripida strada lastricata che si stacca proprio dietro l’albergo Gallo Forcello, in direzione della Sella Garnizza. E’ subito salita dura per duecento metri , più o meno, e con le gambe fredde non rimane che affrontarla a piedi. Per fortuna la rampa non è lunga e presto si sale in sella. Si attraversano i panoramici pascoli attorno alla casera Auerning (m 1609). Il cielo è intensamente azzurro e pulito, come di solito dopo i forti temporali e riflette la sua luce su tutto ciò che ci circonda; i prati sono più verdi, i fiori si colorano di tonalità più forti e persino le cortecce degli alberi, ancora umide di rugiada o della pioggia caduta nella notte, luccicano come specchi secondo l’angolo da cui le osservi. Tutto sembra più vivo. Anche il gruppo, ormai dimentico dell’avventura della sera prima, scherza e ride, pronto ad affrontare l’ultima tappa di questa TREGIORNIMTB2012.

Abbandoniamo la larga strada e saliamo a Malga For: un gruppo di costruzioni in pietra e cemento simmetricamente sistemate con al centro una bella e comoda fontana con l’abbeveratoio per le mucche. La malga è deserta. Tutti gli infissi sono chiusi. E’ come sigillata. Gli animali  hanno già abbandonato questo pascolo perché l’erba attorno è tutta brucata; torneranno soltanto la prossima stagione, o forse per una breve sosta durante il ritorno a valle a fine estate.

A piedi ci incamminiamo lungo il sentiero segnalato che parte poco prima della case e porta in una decina di minuti sulla Sella Garnizza (m 1674) dove uno stretto passaggio costruito dai pastori facilita lo scavalcamento della recinzione di doppio filo spinato che ancora delimita il confine fra Italia e Austria, ricordo di una discutibile politica difensiva e protezionista “pre europea”: però il filo rimane lì!

Garnitze Alm

Prima di Garnitze Alm i partecipanti svoltano a destra nel sentiero 403

Percorriamo poche centinaia di metri sulla larga sterrata che porta al Garnitze Alm e senza arrivarci deviamo a destra seguendo il sentiero 403 che scende nei prati verso il centro del vallone e punta decisamente ad est. E’ una deviazione consigliata per mantenersi in quota. Sarebbe possibile seguire le comode sterrate sul versante opposto, ma scendono a quote decisamente più basse e si sarebbe poi costretti a risalire sprecando inutili energie. Terminata la prima parte ciclabile, il sentiero entra nel bosco e superato qualche gradino di roccia e un impegnativo attraversamento di un ruscello, sfocia in una bella forestale che scende fino alla Sella della Spalla (1432 m.) dove si congiungono le varie forestali che salgono dai due versanti, quello austriaco e quello italiano.  Siamo di nuovo sulla linea di confine. Scendiamo a destra rientrando per un po’ in Italia lungo una larga pista tracciata di recente che la cartina kompass, chiaramente, non riporta. Bisogna mantenersi in quota e non lascirsi tentare dal scendere verso valle. La direzione da seguire deve riportarci in Austria lungo il tracciato della “traversata Carnica”.  Scendo piano lungo lo sterrato e controllando la traccia sul gps cerco una tacca, una cartello o qualcosa che mi indichi la strada giusta. Intanto buona parte del gruppo è già avanti. Al centro di una larga curva a destra trovo una palina del sentiero austriaco per Egger Alm; è l’attacco del sentiero che cercavo e che coincide con la traccia rossa del mio Garmin. Richiamo gli altri che a fatica e quasi controvoglia risalgono per qualche decina di metri.

Il sentiero 403

Tratto italiano del sentiero 403, fra Sella della Spalla e Sella Zille

Il sentiero entra nel fitto del bosco e lo attraversa verso est alternando tratti scorrevoli e quasi pianeggianti, a profondi solchi rocciosi scavati dall’acqua in cui è necessario scendere e risalire sul versante opposto con particolare attenzione; l’ultimo di questi attraversamenti è attrezzato con una catena che agevola la risalita. Ancora un tratto a piedi fra la bassa vegetazione e poi la traccia entra di nuovo nel bosco terminando nello slargo della Sella Zille (1496 m.) raggiunta dalla sterrata che sale dal versante austriaco. Superiamo per l’ennesima volta il confine e svoltiamo a destra seguendo sempre l’indicazione per Egger Alm, ben segnalata sul tronco di un enorme abete, salendo ancora per un centinaio di metri. Superati i prati della Kernistzen Alm (1542 m) inizia una larga e veloce discesa dal fondo ghiaioso e alquanto sconnesso dove qualcuno si è procurato delle belle ferite, per fortuna non gravi e prontamente medicate. Al termine si svolta a destra su asfalto. Si sale un po e si arriva a Egger Alm (1422 m); un piccolo villaggio di antiche autentiche casette rurali al centro di una verdissima valle circondata dall’alto dai folti e neri boschi di abeti. Fra le case, addobbate con  coloratissimi fiori di prato, pascolano le grosse mucche da latte, mentre qualche famigliola in vacanza passeggia lungo la stradina che sale e qualcun altro sorseggia una birra seduto ai tavoli della piccola terrazza del gasthaus vicino alla grande fontana. La bellissima giornata e il cielo ancora azzurro fanno di questo luogo una vera oasi di bellezza e di pace. Non c’è però il tempo di fermarci se non per rabboccare le borracce, ormai vuote. La tappa è ancora lunga e in alcuni punti complicata. Lasciamo Eger Alm alle nostre spalle e costeggiamo poco più avanti il bel lago effimero, fortunatamente colmo d’acqua; un altro gioiellino di questo scrigno naturale che stiamo attraversando estasiati. Superata una leggera curva a destra giungiamo a Dellacher Alm  (1362 m).  Cavalli di grossa stazza e  mucche dal manto folto che non abbiamo mai visto prima, pascolano nei prati di lato alla stradina che corre dritta fra le case da ovest a est. Quando ci fermiamo per una breve pausa alcuni dei cavalli si avvicinano e tentano di addentare i nostri zaini che dobbiamo difendere con tutta la forza perché non ce li strappino via.  Superate le case termina l’asfalto e bisogna procedere sulla destra seguendo la traccia erbosa che sale leggermente, contorna dall’alto l’argine franato del torrente e poi ridiscende verso il centro del vallone al limite del bosco. Si supera un cancello che delimita una proprietà privata e chiudendolo si esce definitivamente dalla verde valle dell’Egger; un vero paradiso naturale preservato in modo impeccabile nella sua autenticità. Ora il fondo è sterrato. Al primo bivio andiamo a sinistra in leggera discesa ed evitando ogni deviazione laterale ci troviamo presto in uno slargo dove ricomincia la strada asfaltata.

Dellacher Alm

Tra le case della Dellacher Alm pascolano le grosse mucche da latte

Scendiamo veloci  nell’ombra fitta del grande bosco con il torrente che scorre alla nostra destra. A quota 1100 circa abbandoniamo la traccia principale e svoltiamo a destra in discesa, invertendo il senso di marcia. Superiamo un grande ponte in legno e ci inerpichiamo sul versante opposto. La salita si fa ripida da subito. Il fondo sembra essere asfaltato di recente. Le pendenze in questo tratto sono davvero impegnative e lo saranno per quasi tre chilometri, fino a quando l’asfalto termina per lasciare il posto alla bella strada bianca che, pianeggiante termina fra le case di Dolinzaalm. Ci fermiamo al piccolo Alpenghastof Starhand accolti da due simpatiche ed esuberanti signore e gustiamo l’ultimo strudel in terra austriaca. Apprendiamo infatti che il sentiero S403 è inagibile e siamo costretti a rinunciare all’ultima parte del percorso che ci avrebbe ancora visti salire alla Osterning Alm prima di scendere lungo la valle Bartolo fino a Camporosso in Valcanale.

Valbruna

Il Monte Jof Fuart, caro a Julius Kugy, fotografato dalle case di Valbruna

Lasciamo alle spalle l’accogliente Ghastof e le belle casette di Dolinza alm e superiamo il cancello poco oltre il prato della Sella di Lom. Il cancello in legno, che doverosamente l’ultimo del gruppo chiude dietro di sé, segna il rientro definitivo in Italia. Scenderemo lungo la pista forestale all’inizio abbastanza dissestata, passando accanto al cantiere del nuovo rifugio Nordio in costruzione per poi raggiungere il fondovalle nei pressi di un grosso crocefisso. Un largo e veloce nastro di asfalto ci porterà fino ad Ugovizza. Lasciati sulla destra la bella chiesa e il  ponticello coperto che porta sul sagrato, attraversiamo la statale e svoltiamo a sinistra seguendo un tratto di pista ciclabile. Al bivio successivo per evitare il traffico e la tristezza della strada statale,  seguiremo per Valbruna, piccolo centro adagiato nello splendido scenario dominato dai monti di Yulius Cughi, grande alpinista triestino, a cui è intitolata la sede locale del CAI e  di cui si può ammirare in una piccola piazzetta adiacente un bel busto bronzeo a suo onore e ricordo. Per raggiungere Tarvisio, però, si svolta a sinistra prima di entrare in paese seguendo le indicazioni per la pista ciclabile dell’Adria.

Verso Tarvisio

Negli ultimi chilometri della TREGIORNIMTB si pedala rilassati sulla ciclabile verso Tarvisio

Chiosa
Sono gli ultimi chilometri della TREGIORNIMTB2012, che va a terminare. Si pedala ormai rilassati, forse un po’ delusi per non poter completare l’itinerario previsto, ma comunque contenti per aver pedalato in ottima compagnia e conosciuto nuovi amici; per aver trovato dovunque simpatia, disponibilità e cordialità;  per aver visitato ogni giorno luoghi nuovi; per aver attraversato  ancora una volta “terre alte”  affascinanti.  L’appuntamento è , come sempre, per il prossimo anno che vedrà certamente l’arrivo classico nella città di Trieste dopo aver percorso un itinerario che si sta delineando molto interessante e divertente.

2° giorno – Lunedì 6 agosto 2012

Da Paluzza a Passo Pramollo

INTRODUZIONE

Quella di oggi è una tappa complicata fin dall’inizio per le tante deviazioni da seguire e per questo, già nel briefing di ieri sera, ho chiesto a tutti i partecipanti di prestare particolare attenzione ai riferimenti riportati sulla “DESCRIZIONE DELLA TAPPA” per evitare il più possibile grossolani errori di percorso e di rimanere uniti per non perdere troppo tempo nel ripartire dopo le soste. L’umore del gruppo è ottimo. Si ride e si scherza come sempre nei primi chilometri, sopratutto se facili e pedalabili come questi, forse incuranti della fatica e ignari degli imprevisti ai quali possiamo andare incontro.

DESCRIZIONE – RACCONTO

Lasciamo Paluzza attraversandone il centro da nord a sud per poi svoltare a sinistra in direzione di Treppo, Ligosullo, Paularo.

Anche se sto già andando “in fuga” per trovare un buon punto di ripresa per la mia telecamera e ostento sicurezza e tranquillità, in realtà sono un po’ preoccupato; un po’ ansioso di portare velocemente al termine la tappa di oggi; ci sono vari scollinamenti da effettuare in quota e la parte finale in territorio austriaco è un dedalo di sentieri e stradine che solo a vederne il tracciato sulla carta kompass, mi scoraggio. Confido molto nella traccia gpx  che l’amico Graziano ha costruito con il suo computer.  Arrivo a Treppo Carnico con un leggero vantaggio sul gruppo e spero di fare una bella ripresa di tutti i partecipanti insieme prima che si sfilaccino sulle rampe della prima salita. Mi fermo poco prima del ponte all’ingresso del paese dove un enorme striscione da “il benvenuto a Treppo Carnico”. Poco più avanti la strada incomincia a salire più ripida e raggiunge Ligosullo. Qualcuno del gruppo, che non ha prestato attenzione alle indicazioni e alla  traccia memorizzata sul proprio navigatore, al bivio sulla forcella di Lins ha tirato dritto invece di salire a sinistra per Castel Valdajer, e con sé ha trascinato altri partecipanti.  In effetti in quel punto le indicazioni non sono molto chiare; nel dubbio è sufficiente ricordarsi di “non scendere”. Poco oltre  il bivio aumenta la pendenza e dopo una svolta a destra si esce dal bosco per un po’ e il panorama si allarga dominato dalla severe cima …. riconoscibile sullo sfondo verso nord-est.

Salita verso casera Nut

Salita verso casera Nut

A Castel Valdajer termina l’asfalto e si dipartono nei pressi della bella fontana innumerevoli sentieri anche per mountain bike, ma non troviamo la palina del sentiero S447. Comunque seguendo la descrizione del percorso andiamo a destra sulla larga forestale e poi ancora a destra in leggera discesa verso Cueste Robbie Alte. Seguiamo la traccia che ci indica il gps, ma siamo costretti a fermarci per confrontare la carta, il navigatore e le tracce sul terreno. Indicazioni poco chiare e non corrispondenti alla cartina topografica ci fanno perdere tempo prezioso. Fortunosamente incontriamo una guardia forestale che ci sconsiglia di intraprendere il sentiero S447 perchè inagibile nella parte finale a causa di frane e smottamenti. Ci indica una deviazione più ciclabile che percorre, in parte, un circuito locale segnalato per mtb ma che allunga il percorso dovendo scendere nel fondo del vallone di almeno 300 metri di dislivello per poi risalire di alla stessa quota sul versante opposto. La discesa non è di facile individuazione per gli incroci con le molte strade forestali tracciate per recenti disboscamenti. Il rischio è di imboccarne una e scoprire poi di doverla risalire perchè termina nel nulla. Così accade, per fortuna una volta soltanto, ma intanto siamo costretti a fermarci sovente per fare il punto sulla carta e valutare se il percorso che stiamo facendo è quello giusto. Finalmente incrociamo le indicazioni “mtb” che cercavamo e le seguiamo scendendo lungo un single track facile e divertente. L’andatura è comunque tranquilla, di chi non vuole rischiare. Quasi al termine della discesa, però Stefano cade. Dolorante alla spalla fatica a muovere il braccio sinistro. Una pietra nascosta dalla vegetazione, molto fitta in questo tratto, ha tradito la sua eccellente tecnica di guida e ora è steso a terra e non riesce ad alzarsi. Lo capiamo tutti: “è una brutta botta”. Finalmente si rialza, ma di salire in bici nemmeno se ne parla. Non sopporta nemmeno lo spallaccio dello zaino sulla spalla. In quel posto non è certo possibile chiedere soccorso: siamo in fondo ad uno stretto vallone dentro a un bosco fitto da cui è difficile capire il colore del cielo, talmente è lontano. Anche se dolorante, Stefano si incammina a piedi. Cercheremo di raggiungere con lui la strada asfaltata che dovrebbe essere circa 300 metri sopra di noi. Da lì chiameremo i soccorsi, perché è ormai evidente che non può proseguire: forse la spalla è uscita dalla sua sede (dalla sede di Stefano!). Il pensiero comune, in questi casi, è che “poteva andare peggio”, ma io penso sempre che “poteva anche andare meglio”, vi pare?

Cason di Lanza

La larga sterrata che da Cason di Lanza porta a Casera val d’Aip

Raggiungiamo l’asfalto nei pressi della Casera Nut, sulla stretta strada che da Paularo sale al Cason di Lanza.

Stefano è più tranquillo, ma la sua 2^ TREGIORNI, ahimè, finisce qui; con un brutto infortunio alla spalla. Lo salutiamo mentre il medico e l’infermiere del 118 lo stanno caricando, imbarellato, sull’ambulanza che lo porterà al pronto soccorso di Tolmezzo.

La compagnia, che per ingannare l’attesa dei soccorsi si era rifocillata con polenta, frico e un buon vinello rosso,  riparte un po’ sconsolata e quasi contro voglia.  Si scende brevemente lungo lo stretto e veloce asfalto e proprio al termine della discesa, si incrocia il termine del  sentiero 447,  dove avremmo dovuto sbucare seguendo le indicazioni in nostro possesso; accanto alla palina, però,  un cartello di divieto di transito e una inequivocabile scritta “SENTIERO INAGIBILE” ci rendono consci che la deviazione era inevitabile. L’incontro con la guardia forestale a Castal valdajer è stato provvidenziale.

Il ritardo accumulato mi preoccupa, anche perché in serata sono previsti forti temporali e la strada da fare è ancora lunga, ma cerco di non farlo vedere agli altri. L’incidente di Stefano mi ha reso ancor più ansioso.

Intanto si pedala verso il passo di Cason di Lanza: una salita asfaltata con pendenze decisamente impegnative, giudicabili intorno al dieci per cento. L’ambiente è molto bello. Stiamo risalendo una stretta valle fra radi pascoli e scure pinete che paiono come aggrappate alle grigie cime rocciose e verticali che racchiudono i due versanti. Solo in cima, poco prima del passo, la strada va via dritta e la valle si apre fra il Monte Zermola e la cima Pizzul che dominano i prati verdi con le costruzioni del Cason di Lanza. Facciamo una breve sosta: chi per acquistare il buon formaggio locale ed io per bere un doppio caffè forte che mi aiuti a digerire la polenta, ma soprattutto il quartino di quel buon vinello sorseggiato alla casera Nut.

Abbandoniamo l’asfalto e saliamo a sinistra fra le case trovando facilmente l’indicazione per Casera Val Dolce. Si sale lungo una larga sterrata con un bel tratto lastricato sul finale, prima di scollinare nella valle di Aip. Intanto è iniziato a piovere e tutte le cime intorno si sono coperte. Ci ripariamo in una grossa stalla in attesa che il temporale cessi di intensità. Di colpo la nebbia si alza e si scoprono un po’ gli scoscesi versanti dei monti che racchiudono questo verde vallone. La sterrata termina fra i prati di fronte alla casera d’Aip. Una solitaria tacca bianco-rossa ci indica il sentiero da seguire. E’ una traccia a mezza costa, difficile da individuare, che scende nei prati sottostanti cosparsi di cespugli di pino mugo. Più che un sentiero è un ruscello impossibile da affrontare in sella, pieno di grosso pietre smosse e continue buche nel terreno dilavato dalle continue piogge e dal passaggio degli animali al pascolo. Soltanto nell’ultima parte si può pedalare per qualche centinaia di metri fino ad arrivare sotto alla pietraia che porta dritto alla Sella d’Aip.

Massi nella salita alla Sella d'Aip

Grossi massi nella salita alla Sella d’Aip che i partecipanti alla TREGIORNIMTB2012 affrontano sotto alle pareti del Monte Cavallo

Grossi massi e alti gradini rocciosi si susseguono lungo un percorso tortuoso e difficile da individuare. Si può solo procedere con la bici sulle spalle e in alcuni punti è necessario farsi aiutare da qualche compagno per issare la bicicletta. Si tenta di seguire il sentiero segnalato che prosegue sulla sinistra, ma alti scalini molto faticosi da affrontare con la bici sulle spalle suggeriscono di tenersi sulla destra, proprio sotto la parete del Monte Cavallo. I più esperti ed alpinisti del gruppo individuano una linea di salita più facile, comunque sempre ripida, che sale dritta per una decina di metri verso la parete per poi tagliare di traverso il canale centrale e raggiungere la parte finale del sentiero erboso. La salita di questo tratto, da fare tutta con la bici a spalle perché in nessun punto è possibile spingerla o tenerla di fianco, dura circa trenta minuti e alcuni tra i forti l’hanno percorsa due volte per aiutare chi non ce la faceva a caricarsi la mountain bike sulle spalle. Un brindisi ed un applauso serale sarà il ringraziamento per la loro generosità.

Quando giungiamo sulla sella il tempo sembra peggiorare ancora una volta. La nebbia sale dal vallone che abbiamo percorso e per qualche minuto riusciamo a individuare tutto il tracciato fino alla base della pietraia. Alla nostra destra, poco più in basso, è sistemato il rosso bivacco Lomasti.

Scendiamo, naturalmente a piedi, lungo un largo sentiero accidentato e ancora una volta scalinato.

Panoramica della Val Grande di Timau

Panoramica della Val Grande di Timau, presso Casera Piotta durante la TREGIORNIMTB2012

Ricomincia piano piano a piovere e il cielo si fa sempre più nero. I tuoni e i lampi, prima lontani, si avvicinano sempre di più. Vorremmo seguire il sentiero 403 che coincide con la traccia più breve del nostro gps, ma ci porta in una zona sempre più pietrosa e accidentata, per nulla ciclabile. Optiamo per la variante più ciclabile e puntiamo verso Running Alm scendendo lungo la pista da sci. Lì dovremmo individuare il sentiero 415 che ci guiderà fino al passo. La pioggia aumenta di intensità mentre girovaghiamo in mezzo al dedalo di strade e stradine confusi dai cartelli delle piste da sci e dalle paline numerate dei sentieri. Incrociamo finalmente il 415 che arriva da destra. Scendiamo ancora un po. Una serie di incroci e altri cartelli incomprensibili ci confondono. Diamo uno sguardo alla cartina, ma la pioggia ne rende impossibile la lettura. Il temporale è proprio sopra di noi quando, aggirata la Running Alm troviamo un’indicazione per il Nasfeldpass, passo di Pramollo in austriaco, e iniziamo a salire. Secondo i miei calcoli non dovremmo salire più di tanto. Il sentiero che avevo individuato sulla carta dovrebbe tagliare le piste da sci a quota 1450, massimo 1500 e mantenersi in piano fino al passo che è a 1530 metri. Sui nostri gps non  abbiamo la carta della zona; i dettagli finiscono proprio sul confine. Sul display c’è soltanto una linea di colore viola che, nemmeno tanto tortuosa, arriva a destinazione. “Siamo vicini al passo, ce lo indica il gps”, lo dico a tutti e anche all’ultimo della fila che mi fermo ad attendere per incoraggiarlo e non lasciarlo solo. La pioggia continua, sembra, ancora più fitta. Continuiamo a salire. Stiamo puntando esattamente alla punta del Madrischen, a oltre 1900 metri, dove arriva l’impianto più alto. E’ chiaro che abbiamo sbagliato strada, anche se la direzione è giusta. Il gruppo ormai è sgranato e ognuno, forse, pensa per sé. Ognuno spera soltanto di arrivare in fretta lassù per capire se c’è una soluzione per poter scendere e arrivare al più presto in albergo. La luce sta calando, sono quasi le otto e non ci rimane più tanto tempo per trovare la giusta direzione. Finalmente ci ritroviamo tutti insieme, mentre la pioggia, divenuta ormai l’ultimo dei nostri problemi, continua a scendere fra lampi e tuoni. Aggirata la cima troviamo una larga sterrata che proviene dal basso; non ci rimane che seguirla nella speranza che ci porti il più vicino e il più presto possibile alla meta. In breve siamo fra i condomini della stazione sciistica austriaca di Nassfeld a poche centinaia di metri dal confine italiano. Giungiamo al Gallo Forcello che sono quasi le otto e mezzo. E qui è doveroso fare un plauso e ringraziare tutto il personale dell’hotel che ha atteso fino a tarda sera per servirci un ottima cena, riservandoci una cordialità inaspettata.

1° giorno – Domenica 5 agosto 2012

Da Forni Avoltri a Paluzza

Forni Avoltri

L’abitato di Forni Avoltri

Dalla finestra della camera dell’albergo vedo l’intero paese. La collina, il prato, poi la chiesa con il lungo campanile e sotto le case e poi il torrente, il ponte e altre case. I rintocchi della campane annunciano la messa: oggi è domenica. Il sole qui non è ancora arrivato e perciò il cielo è ancora bianco, ma sgombro da nubi. Sembra una bella giornata. L’aria è fresca e l’asfalto è ancora umido per la pioggia caduta nella notte.
Le biciclette sono pronte, tutte in fila lungo la stradina che va in centro.
Puntuale come non mai,  il gruppo compatto lascia l’accogliente centro di Forni e….

… svolta a sinistra in direzione di Sigiletto. La strada transita accanto alla chiesa e poi esce dal paese poco più in alto. La salita non è ripida, ma sono le prime pedalate della giornata e la sensazione è di gran fatica. Ognuno sale con il proprio passo. Abbiamo bisogno di riscaldarci. Vorremmo affiancarci con chi ci sta davanti o attendere chi è dietro di noi per scambiare due parole, ma rimaniamo in fila indiana perché il traffico, prima quasi inesistente, sta aumentando. Oltre alle tante auto che risalgono la vallata ci superano anche alcuni enormi pulman “gran turismo” che portano i vacanzieri al rifugio Tolazzi (1350 m).

Salita al Rifugio Marinelli

I partecipanti della TREGIORNIMBT2012 salgono al Rifugio Marinelli

Quando giungiamo, dopo circa 7 chilometri da Forni, troviamo i parcheggi attorno al rifugio completamente pieni. Per fortuna i mezzi motorizzati si fermano qui. Giriamo attorno al rifugio e risaliamo la ripida strada in cemento mescolandoci fra la tanta gente che si incammina verso i sentieri delle mete prescelte. La maggior parte di essa va nella nostra stessa direzione. E’ infatti il percorso più facile ed è, forse, anche la meta più scontata. Poco oltre il rifugio il fondo cementato lascia il posto ad uno sterrato compatto con pendenze a tratti impegnative. Quando si esce dal bosco la valle si apre quasi improvvisamente e si può individuare quasi tutto il tracciato della strada che andremo ad affrontare.  C’è già molta gente che sta salendo. Qualcuno incuriosito dalle targhette che portiamo sul davanti della bici, chiede informazioni e volentieri spieghiamo loro il percorso che stiamo facendo.

Con una serie di lunghi tornanti risaliamo i prati sul versante nord del vallone e affacciandoci dall’ultimo di questi riusciamo a vedere l’intera salita  con sul fondo il piccolo paese di Forni. I prati quassù sono di un verde così intenso che è facile intuire che la pioggia è una caratteristica costante del clima locale e noi ne saremo presto testimoni.

Rifugio Marinelli

La TREGIORNIMTB2012 al Rifugio Marinelli

Dopo 15 chilometri dalla partenza termina lo sterrato sul piazzale del rifugio Marinelli (2120 m). La terrazza si affaccia sulla Val Grande di Timau ed è già piena di gente. Il cielo è sereno, anche se un leggero velo di foschia attenua i colori e confonde le linee e i profili all’orizzonte. L’accogliente rifugio e il buon caffè di moka invitano a rimanere, ma dei grossi nuvoloni neri si stanno accumulando attorno alle cime sopra il passo. Viste le previsioni meteo che annunciavano poggia nel pomeriggio è meglio non indugiare troppo e iniziare al più presto la discesa verso il fondovalle. Peccato, perché il posto è davvero bello e merita una pausa più prolungata. Si segue l’unico sentiero che scende nel vallone e che si stacca dal piazzale del rifugio poco oltre la palizzata del terrazzo. La prima parte è la più sconnessa e in una paio di punti si è costretti a scendere dalla bici. Cento metri circa sotto il rifugio il sentiero si allarga e diventa ampia mulattiera, comunque scorrevole, anche se il fondo rimane alquanto sconnesso. Con una serie di tornanti si scende di quota e si incontra prima la deviazione per Casera Plotta e poi quella per Casera Collina Grande facilmente individuabile alla nostra destra, al centro di un bellissimo verde pascolo. In entrambi i casi si prosegue dritto. Dopo un veloce traverso, dal fondo più ghiaioso, si entra nel bosco e la strada larga invita ad aumentare la velocità.

Poco oltre,in corrispondenza di una secca curva a destra, con fondo cementato, troviamo la chiara indicazione del Sentiero 148. E’ un sentiero all’inizio ciclabile con alcuni passaggi divertenti fra massi e radici che si mantiene più o meno alla quota del passo che dovremmo raggiungere. Scende per qualche decina di metri per poi superare uno scalino roccioso obbligandoci a salire per dieci, quindici minuti al massimo con la bici sulla spalle o comunque senza la possibilità di pedalare. La salita termina fra i prati e troviamo, per nostra gioia, una discreta sterrata che, passando accanto ad una fresca sorgente, raggiunge il piazzale del passo di Monte Croce Carnico (1357 m). E’ uno stretto passaggio tra ripide pareti rocciose, dominato dalle vecchie costruzioni militari. Al centro, ad ugual distanza dal Bar Italiano e da quello Austriaco, si erge la fatiscente tettoia degli uffici dell’ex dogana a ricordare che non molti anni fa, quando si oltrepassava il confine fra due stati era necessario farsi riconoscere con un documento di identità e sottoporsi ai controllo di rito.

Panoramica della Val Grande di Timau

Panoramica della Val Grande di Timau, presso Casera Piotta durante la TREGIORNIMTB2012

Tutto intorno c’è solo rumore di motori di auto , moto e camper che arrivano e ripartono quasi subito; c’è puzza di gas di scarico e odore di birra e di caffè forte. Non ci fermiamo molto; soltanto il tempo di un gelato confezionato e di una fresca bibita con le bollicine e poi ritorniamo sui nostri passi. Ripercorriamo a ritroso il sentiero 148 fino a ritrovare la sterrata con la quale siamo scesi dal rifugio Marinelli e riprendiamo a scendere ancora alla ricerca del percorso della antica “strada romana”. Improvvisamente eccoci sulla statale all’altezza dell’ottavo tornante. Scendiamo sul veloce asfalto fino alle prime case di Timau dove, superato il torrente But  Seguiamo le indicazioni della pista ciclbile “via romana” che dovrebbe correre quasi parallela al torrente ma dall’altra sponda. In due occasioni, almeno, siamo costretti a ritornare indietro perché la traccia indicata terminava in un campo. Non ci rimane che rassegnarsi a percorrere la via normale che in breve ci porta al centro dell’abitato di Paluzza e all’hotel dove ci attende il pulmino con i bagagli.

Da Forni Avoltri a Tarvisio

13° Traversata Ciclo Alpinistica delle Alpi

5 – 7 agosto 2012 – da Forni Avoltri a Tarvisio – realizzata grazie a www.angolinopasticceria.it

 Cartina generaleCartina prima tappaCartina seconda tappa – Cartina1 terza tappaCartina2 terza tappa

La “vera essenza dello stare insieme”

“(…) nel mondo dei patiti della MTB (…) sovente ci si sofferma solo a valutarsi per il mezzo che si possiede e per le capacità personali di guida dimenticando, alla fine, la vera essenza del perché ci si ritrova tutti insieme…le emozioni vissute e il calore con cui ci avete accolti sono cose che non dimenticherò. Voi tutti siete accomunati da una semplicità e da una spontaneità rare di questi tempi”.

Antonio
(per la prima volta alla TREGIORNIMTB)

Sabato 4 agosto

Per la prima volta il gruppo dei partecipanti è completo fin dalla sera che precede la partenza.
Ci sono i “nuovi arrivi” come Antonio, Claudio e Sabrina che, titubanti, partecipano per la prima volta alla TREGIORNI. E ci sono i “graditi ritorni” dopo qualche anno di assenza come Monica.

Il gruppo a Forni Avoltri

Il gruppo dei partecipanti alla 3GiorniMTB2013 alla partenza da Forni Avoltri

da sinistra: Gino, Graziano, Fabrizio, Pier, Claudio, Mattia, Antonio, Stefano, Sabrina, Raffaele, Massimo, Monica

Domenica 5 agosto – 1° tappa Da Forni Avoltri a Paluzza 

Percorso: Forni Avoltri, rifugio Tolazzi, rifugio Marinelli, passo di Monte Croce Carnico, Timau, Paluzza – Km 37  dislivello 1500 m

Lunedì 6 agosto – 2° tappa Da Paluzza al passo Pramollo   

Percorso: Paluzza, Castelvadajer, Casera Ramza, passo Cason di Lanza, Sella d’Aip, passo Pramollo – Km 35  dislivello 1800 m

Martedì 7 agosto – 3° tappa Da Pramoloo a Tarvisio

Percorso: Passo di Pramollo, Sentiero 03, Sella della Spalla, Egger Alm, Dellacher Alm,  Starband, Tarvisio – Km 50 c.a. dislivello 1300 m

La logistica

SpugnaAssistenza con pulmino guidato dal “Fulvio”

 

I pernottamenti

  • Sabato 4 agosto – Forni Avoltri – Hotel Al Sole www.alsoleromanin.it
    Domenica 5 agosto – Paluzza – Hotel Galles
  • Lunedì 6 agosto – Passo Pramollo – Albergo Al Gallo Forcello – www.forcello.com

Da Dobbiaco a Forni Avoltri

Martedì 9 agosto,  sulla piazzetta del Municipio di Forni Avoltri in provincia di Udine si è conclusa la 12° Traversata Ciclo Alpinistica delle Alpida Dobbiaco a Forni Avoltri realizzata grazie a www.angolinopasticceria.it

 
Bella!! …non solo per gli aspetti paesaggistici, per il percorso sempre vario e divertente, ma anche per  l’aspetto umano. Siamo stati un gruppo davvero forte”
M. Nocentini.

Cartina generaleCartina prima tappaCartina seconda tappaCartina terza tappa

Domenica 7 agosto – 1° tappa ” La TregiorniMtb2011 può cominciare!”Km 40  dislivello 1900 m
Percorso:  Dobbiaco, Villabassa, Prato Piazza, Carbonin, Lago di Landro, Valle Rienza, Val Rimbianco, Rifugio Auronzo.

Si parte da Dobbiaco verso Villabassa e si attraversa tutto il centro abitato fino ad uscirne verso ovest. Si svolta a sinistra in cerca della stradina asfaltata che porta a Prato Piazza. Al bivio per la valle di Braies si individua facilmente la strada sterrata alternativa verso Ponticello. La TREGIORNIMTB2011 può cominciare!

Siamo un bel gruppo, forte di quattordici pedalatori e fin dalle prime rampe si può prevedere che sarà anche un gruppo compatto e che procederà sicuro e unito. Il cielo sereno sopra Dobbiaco ha lasciato in fretta il posto a nuvole sempre più nere e man mano che si sale di quota la temperatura scende sensibilmente. A Prato Piazza (1993 metri) piove e fa freddo. Ci fermiamo il tempo di uno strudel e di un the caldo e poi, coperti con indumenti antipioggia, scendiamo fino a Carbonin lungo una veloce sterrata e con qualche divagazione su divertenti single-track. Seguendo la ciclabile Cortina – Dobbiaco raggiungiamo il lago di Landro. Non piove più, ma il cielo rimane cupo e minaccioso. Abbandoniamo la ciclabile e risaliamo la valle di Rienza attraversando un antico letto fluviale dal fondo molto pietroso fra una fitta e bassa vegetazione.   Dobbiamo seguire il sentiero 102. Si pedala fino al punto in cui il sentiero si divide: il ramo di sinistra (S102) prosegue verso il  rifugio Locatelli, mentre il ramo di destra (S108), che seguiamo, entra nella valle di Rimbianco e porta all’omonima malga. Fra abeti, radici scivolose e gradini di pietra camminiamo con la bici sulle spalle e ci innalziamo sulla destra idrografica della stretta valletta. In basso scorre il rio che termina nel lago di Landro. Intanto ricomincia a piovere, a tratti anche intensamente e di nuoco ci copriamo per non arrivare in rifugio inzuppati d’acqua. Più in alto la valletta si apre e il sentiero, diventato pedalabile, corre di lato al torrente. A quota 1800, quando gli abeti si fanno più radi la traccia si fa ampia fino a diventare una bella e larga sterrata. Spunta anche il sole e ancora una volta siamo costretti a fermarci per riporre nello zaino le giacche e le mantelline che ci proteggevano dalla pioggia. Speriamo di non doverle sfilare di nuovo fra qualche minuto!. La strada taglia gli ampi prati sotto la malga Rimbianco e si divide poco prima di un ponticello. Grazie al GPS di uno del gruppo scopriamo che il ramo di sinistra ci fa evitare ancora per un po’ l’asfalto, ma poi sarà inevitabile.

Raggiunta la strada che sale da Misurina continuiamo a salire. Mancano tre chilometri all’arrivo. Sono tre chilometri di una salita mitica, affrontata dai grandi campioni del ciclismo come Moser, Merchz, Anchetil in memorabili edizioni del Giro ciclistico d’Italia. E’ inevitabile provare una certa emozione nel percorrere questa salita. Ognuno sale con il proprio passo, ma tutti vogliono provare ad arrivare prima di qualcun’altro. E allora il gruppo si sgrana. Non ci si spetta più, reciprocamente. Si sa che l’arrivo è lassù. Anche l’ultimo: il più parsimonioso, o forse il più stanco, arriverà comunque alla meta. Già si vede il rifugio , ma ci sono ancora un paio di tornanti da affrontare. Ognuno spera di farcela e di non essere ripreso.  La pendenza della strada ora si fa più dolce; svolta a destra; un ultimo strappetto e finalmente l’arrivo.    Il cielo è grigio e la nebbia copre tutta la valle e le cime intorno, però  non piove più; per ora!

 Lunedì 8 agosto – 2° tappa “una Malga da leccarci i baffi” – Km 40 c.a. dislivello 1900/2000 m.

Percorso:  Rifugio Auronzo, Rifugio Locatelli,  Moso, Malga Nemes, Passo Silvella, Passo Palombino, Malga Dignas

E’ piovuto forte tutta la notte e le previsioni, almeno per il mattino, sono pessime. Forse qualche schiarita nelle ore centrali della giornata, ma verso sera torneranno piogge e temporali. La nebbia avvolge ogni cosa e la pioggia, anche se non intensa ci entra quasi nelle ossa. Alla forcella Lavaredo, al cospetto delle Tre Cime completamente celate dalla fitta nebbia, stringiamo più forte il laccetto del casco e scendiamo veloci verso   il rifugio Locatelli. Per errore seguiamo le indicazioni per San Candido girando intorno al Monte Paterno e rischiando di sbagliare clamorosamente strada. Ritornati sul sentiero giusto scendiamo lungo la valle Sasso Vecchio fino al rifugio Fondovalle. I più bravi la percorrono quasi interamente in sella. Il pericolo maggiore è il legno bagnato delle radici e degli scalini artificiali così fatti per facilitare gli escursionisti, qui sempre numerosi, ma che oggi si contano sulle dita di una sola mano. Qualcuno su quegli scalini rotola malamente e si ritrova con la bici per cappello. Al termine della discesa, quasi tutti, se non son caduti, qualche rischio lo hanno comunque corso.

Bisogna  ricordare che questo è un tratto vietato al transito delle biciclette e chi, come noi, ci passa lo fa a proprio rischio e pericolo. Raggiungiamo Moso che il cielo si è aperto, ampiamente. Il sole finalmente ci riscalda. Sono le prime ore del pomeriggio e dunque, fatti due conti: le schiarite  annunciate al mattino sono un po’ in ritardo; speriamo che siano in ritardo anche le piogge che dovranno seguire e che arrivino quando già saremo al riparo nella Malga.

Dal centro di Moso non è facile trovare l’indicazione per Alpe Nemes.

Non ci sono paline di sentieri e la cosa ci stupisce, in questi luoghi così dedicati all’escursionismo. Non ci rimane che affidarci alle indicazioni di un turista che si ricorda di esserci andato un volta, all’Alpe. Nei pressi della chiesetta del centro parte una stradina asfaltata molto ripida: via Alpe Nemes; è lì! La strada si incunea fra condomìni e nuove palazzine e sembra terminare in un parcheggio ma, poi, oltre il prato, continua con fondo sterrato. Da qui basta seguire sempre le indicazioni per Alpe Nemes: non ci si può sbagliare. Dopo la pineta il paesaggio si fa  grandioso; finalmente le cime e le guglie dolomitiche che prima ci inghiottivano nella nebbia si scoprono in tutta la loro grandezza ed è molto forte il contrasto con i pascoli verdi e ondulati che stiamo attraversando ora. All’Alpe Nemes ci servono strudel, cioccolate calde, the e minestre d’orzo in cinque minuti: sono organizzatissimi: come sempre!

Ora affrontiamo la penultima salita della giornata. In circa un’ora raggiungiamo il passo Silvella a 2400 metri circa e lasciamo definitivamente il Trentino Alto Adige. La TREGIORNI ha impiegato due anni per attraversarlo. Ora siamo in Veneto. Domani sera saremo in Friuli.

Sul passo ricomincia a piovere e fa freddo. Mentre scendiamo il tempo peggiora. I temporali pare siano più puntuali delle schiarite del mattino. Ci attende ancora una salita impegnativa fino ai 1995 metri del Passo Palombino. Il gruppo è stanco. La tappa sembra ancora lunga, più lunga del tempo che abbiamo a disposizione. Qualcuno si scoraggia e cerca una soluzione per abbreviare il percorso, visto che piove sempre di più. Ma la strada prevista è già quella più breve, dunque non c’è soluzione: bisogna proseguire.

La pioggia ogni tanto cessa. A Casera Melin non piove più e rispunta il sole. Via le giacche un’altra volta: ci prepariamo nuovamente a salire, ma sarà l’ultima ascesa impegnativa delle giornata. Grazie alle indicazioni di un malgaro troviamo il sentiero, non segnalato, e affaticati dalla stanchezza che ormai si fa sentire, raggiungiamo il passo Palombino pedalando a tratti.

La discesa non è bella. Il terreno è molto scavato dall’acqua e fangoso. E’ difficile stare  a lungo in sella. Anche a piedi le difficoltà non mancano, perché la pioggia abbondante di questi giorni ha reso tutto più scivoloso ed insicuro. Soltanto quando si raggiungono i primi pascoli si scende più veloci. Si supera la Malga Londo e poco più avanti, si incontra il bivio per Malga Dignas. Il cartello in legno indica km. 2,5. E’ davvero l’ultima salita della giornata. Arriviamo alla Malga preoccupati per il ritardo e pronti a scusarci, ma veniamo accolti con così grande calore dai gestori che di scuse nemmeno se ne parla. La sera sarà grande festa per noi e per  i gestori che ci serviranno una cena da leccarci i baffi con un indimenticabile sciroppo di sambuco!

Martedì 9 agosto – 3° tappa “Anche un maratoneta alla TREGIORNIMTB” – Km 35 c.a. dislivello 900/1000 m.
Percorso:  Malga Dignas, Sentiero  170 “delle malghe”, Sorgenti del Piave, Passo Avanza, Casera Vecchia, Forni Avoltri,
I forti temporali della notte hanno spazzato il cielo che ora è limpido e terso. Lasciamo la Malga in perfetto orario e risaliamo la ripida strada asfaltata seguendo le indicazioni della “Traversta Carnica” – sentiero 170. C’è allegria nel gruppo e, come ogni mattina, nei primi chilometri si scherza facilmente, come per ….la fatica che ancora ci attende prima di sera. Mezzoretta davanti a noi ci precede un carissimo amico che sta percorrendo lo stesso itinerario a piedi. E’ un amico che fino a qualche anno fa pedalava in nostra compagnia, ma che, alla mountain bike ha preferito la maratona e la corsa in montagna. Quest’anno però ha sentito il “richiamo del gruppo” e ha comunque trovato il modo di farne parte. Lo ritroveremo stasera a Forni, al termine della tappa. La strada che percorriamo è molto bella e corre parallela alla linea di confine con l’Austria a quote fra i millenovencento e i duemila metri. Unisce le numerose malghe della zona; per questo si chiama anche “strada delle malghe”. Alcune di esse sono aperte ed organizzate per l’ospitalità e la vendita di formaggi. Proprio sopra Malga Manzon si abbandona la larga sterrata e si prosegue dritto su sentiero erboso, seguendo sempre le indicazioni della Traversata Carnica – S170. Per un lungo tratto il percorso si fa più impegnativo, ma anche più divertente. La traccia sovente si restringe e in alcuni punti taglia pendii erbosi anche esposti. E’ un continuo saliscendi non sempre ciclabile, e termina alle case Antola dove ritorna la strada sterrata bella e larga. Ora si scende fino a Malga Chivion. Poco oltre troviamo a sinistra l’evidente deviazione per le “sorgenti del Piave”. In breve abbandoniamo i prati  ed entriamo in una fitta pineta dove la salita si fa più impegnativa. Attraversiamo ancora un prato e poi siamo costretti  a procedere a piedi su una mulattiera ripida e dal fondo assai sconnesso che si inoltra in un fitto bosco, dominato a destra dalle severe pareti rocciose del monte Peralba. Nella prima parte di questa salita si trova la deviazione per le sorgenti del Piave che dobbiamo seguire. Purtroppo è segnalata molto male, tanto che proseguiamo oltre e ci ritroviamo ad arrancare con la bici sulle spalle lungo un sentiero impervio e franoso. Siamo ormai oltre la quota prevista. Stiamo infatti salendo lungo il sentiero S134 che porta ad un colle sul confine austriaco a quasi 2500 metri.  Ripercorriamo l’itinerario a ritroso fino ad incrociare, nel fitto del bosco, una sbiadita freccia indicatrice “Rifugio Sorgenti del Piave” nei pressi di un enorme masso. Scendiamo allora il ripido pendio districandoci non senza difficoltà fra radici scivolose, pietre smosse e terra asciutta e friabile. La bicicletta è soltanto un intralcio. Ad ogni passo rischiamo di rotolare fino al fondo del bosco trascinati dal suo peso. Ma non c’è altro modo di procedere. Impieghiamo mezzora a superare questo pendio di soli 100 metri di dislivello. Single Track sulla Traversata CarnicaFinalmente, in fondo alla valletta,  si risale in sella dopo aver attraversato un ponticello di travi. Si procede lungo un bel single-track che supera un ulteriore vallone e sfocia in una bella mulattiera che risale la pineta sull’altro versante. Alcune rare tacche rosse numerate ci confermano che la via intrapresa è quella giusta; siamo sul sentiero S137 e in breve saremo in cima. Intanto il cielo sopra gli abeti è diventato grigio e  piove a tratti, per fortuna non in modo intenso. Superiamo una serie di svolte e di tornanti dalla pendenza ciclabile e un ultimo tratto più impegnativo, poi, Il bosco dirada, la strada diventa più larga e meno ripida e si apre un grande pianoro. Siamo alle sorgenti del Piave. Oltre il rifugio percorriamo circa un chilometro sulla strada asfaltata che scende a valle.  Ignoriamo la prima deviazione a sinistra, seguendo invece la seconda in direzione di Casera Vecchia – Passo Avanza su una bella e larga strada  sterrata. Quando ci inoltriamo nel “Bosco Avanza” il fondo  diventa più accidentato.

La sede stradale è tutta in acciottolato a schiena d’asino. E’ molto difficile stare in piedi perché le pietre sono lisce ed  umide. E’ utile diminuire la pressione dei pneumatici fino a 2 atmosfere o poco meno per aumentare il grip. In tal modo si viaggia più sicuri e veloci. L’ambiente è molto bello e suggestivo e questa strada è meritevole di elogio per il modo in cui è stata costruita e sopratutto conservata bene. Raggiungiamo in breve la strada asfaltata della val Degano (dal nome del torrente che la solca) e arriviamo tutti in gruppo sulla piazzetta del Municipio di Forni Avoltri. …e piove di nuovo!!

La TREGIORNIMTB2011 è finita!

Arrivederci al 2012 di nuovo su questa piazzetta di FORNI AVOLTRI, in Provincia di Udine.

La logistica

L’assistenza al seguito  è stata effettuata a cura dell’organizzazione con un auto messa a disposizione da Fulvio.  Grazie!

Il trasporto  da Forni Avoltri a Dobbiaco  è stato effettuato da Link TRECIMETRAVEL

I Pernottamenti

Sabato 7 agosto – Dobbiacowww.toblach.info

  • Garnì Pensione HEIDI
  • Garnì’ PICHLER Alfons
  • Hotel TOBLACHERHOF

Domenica 8 agosto –   Tre Cime Lavaredo  

Lunedì 9 agosto  – Val Disdende

La tshirt della TREGIORNIMTB2011la TSHIRT OMAGGIO ad ogni partecipante
Tshirt…grazie a www.angolinopasticceria.it

Da Bolzano a Dobbiaco

BRAVO! 8 ½ …è il voto che uno dei partecipanti ha assegnato a questa edizione  che si è conclusa oggi, 10 agosto, a Dobbiaco, in val Pusteria. Un’edizione pensata, forse, con qualche pretesa di troppo, ma che grazie alla collaborazione di tutti è stata riportata alle sue giuste dimensioni ottenendo ancora una volta un giudizio più che positivo da parte non solo di chi l’ha pedalata. Visualizza la Cartina

1° tappa “Sciliar – La porta delle Dolomiti”

Percorso: Fiè allo Sciliar, Rifugio Bolzano, Alpe di Tires, Rif.Sasso Piatto, Passo Sella.

Domenica 8 agosto – La tappa della grande fatica!

Si parte da Fiè ai piedi dello Sciliar verso le 9,30. Qualche problemino nel trovare la strada più pedalabile per raggiungere i laghetti ci fa perdere tempo e poi  la lunga ed estenuante salita al Rifugio Bolzano: quattro ore di ascesa fra ambienti e panorami di impareggiabile bellezza pedalando per la prima ora e poi con la bici di fianco e in molti tratti sulle spalle.

La tappa dei grandi spazi!

Tentando di pedalare sospesi sulle passerelle in legno, racchiusi fra le alte e strette pareti di roccia della “Fossa dello Sciliar”, ci è sembrato davvero di passare attraverso una stretta porta che si apriva in alto fra infiniti pascoli intensamente verdi, disseminati di accoglienti malghe. E più su ancora, fino al rifugio Bolzano, circondati dalle severe e spettacolari cime dolomitiche.

La tappa che non finiva mai!

All’Alpe di Tires ( nella foto) riusciamo ad individuare facilmente la zona del Passo Sella, che non ci pare molto distante. Sono le quattro del pomeriggio e giungeremo al Rifugio Valentini al passo Sella pochi minuti dopo le 19!

2° tappa “I Passi Dolomitici off – road”

Percorso: Rif. C. Valentini, Alb. Lupo Bianco, Passo Pordoi, Porta Vescovo, Ornella, Renaz, Pralongià

Lunedì  9 agosto – Il gruppo è stanco!

Vista la stanchezza del gruppo si evita la prevista salita al Rifugio Belvedere e il  transito sul sentiero “viel dal Pan”

Dunque, dal Rifugio Valentini si scende fino all’Albergo Lupo Bianco, come previsto, ma poi si sale su asfalto fino al Passo Pordoi per raggiungere gli impianti della Funivia Vescovo attraverso la sterrata ciclabile che si stacca sulla destra  nella discesa verso Arabba.

Pedaliamo tra la fitta rete di sterrate che uniscono le varie stazioni di partenza e di arrivo degli impianti invernali  di risalita.  L’ambiente che attraversiamo è comunque piacevole.  Regna l’ordine e la pulizia in ogni angolo. Tutto è perfettamente a posto come in un accogliente salottino appena spolverato.  Proprio al termine di una di queste strade sterrate, sul piazzale di arrivo di una seggiovia perdiamo le tracce del percorso ciclabile. Qualche centinaia di metri più avanti troviamo le tacche del SI (Sentiero Italia) con cui raggiungiamo, non senza difficoltà, il fondovalle nei pressi di Ornella. Risaliamo fino a Renaz e svoltiamo a destra verso Pralongià, luogo di arrivo della tappa.

3° tappa “Le Dolomiti Ampezzane”

Percorso: Pralongià, Armetarola, Col della Loggia, malga Fanes G., Valle di Fanes, Cimabanche, Carbonin, lago di Landro, lago di Dobbiaco, Dobbiaco.

Martedì 10 agosto – Ci vogliamo provare!!

Il panorama della sera prima è come svanito.  Dalle vetrate del rifugio Pralongià filtra una luce bianchissima. La nebbia non è fitta, ma nasconde ogni cosa e la sensazione di essere sospesi nel vuoto è quasi reale. Si intuisce però che il sole è già alto nel cielo e almeno per il mattino avremo tempo buono. Scendiamo lungo il sentiero 23 fino ad Armentarola e risaliamo per poco verso il passo di Valparola. e poi svoltiamo a sinistra per Malga Fanes iniziando poco più avanti la faticosa salita a piedi al col Loggia Stiamo procedendo spediti perchè, anche se non molto convinti, ” vogliamo provare”  a salire fino alle TRE CIME DI LAVAREDO entro sera. Dalla Malga Fanes scendiamo in Val di Fanes fino a Podestagno e oltre. Troviamo facilmente il tracciato della ciclabile Cortina – Dobbiaco sull’ex ferrovia. Nonostante l’impegno a diminuire il numero delle pause e la loro durata, siamo in leggero ritardo sull’ora limite per poter tentare la salita alle “Tre Cime”. In cielo, intanto, si stanno accumulando grossi e minacciosi nuvoloni neri accompagnati da sempre più vicini rumori di tuono. Basta uno sguardo e la decisione è presa: alle TRECIME ci saliremo con la prima tappa della TREGIORNIMTB2011!
Rilassati e comunque divertiti raggiungiamo Dobbiaco nel primo pomeriggio, in perfetto orario per far ritorno a Bolzano in treno e poi ognuno a casa propria

da sinistra: Meo, Fabry, Gigi, Andrea, Fulvio, Graziano, Marco G, Marco C, Gino, Raffaele, Massimo, Gherardo, Domenica, Monica (Rif. Valentini al passo Sella)!

Grazie a…

Andrea (CN)
Fabrizio (CN)
Gherardo (BG)
Graziano (MI)
Luigi (VE)
Marco C (FI)
Marco G (CN)
Massimo (BG)
Meo (CN)
Monica (CN)
Raffaele (BG)
…ottimi compagni di pedalata

Grazie
all’ amico Fulvio (CN)
e alla “mamma” Domenica (CN)

La logistica

Il trasporto  da Bolzano a Fiè allo Sciliar è stato effettuato da

ARTURO TAXI MERANO
cell. 347460 71 72

 

 

Il trasporto dei bagagli è stato effettato a cura dell’organizzazione con un pulmino di assistenza messo a disposizione da Meo e guidato da Fulvio

 

 

I Pernottamenti

Sabato 7 agosto

Domenica 8 agosto

Lunedì 9 agosto

 

Val Venosta, Merano, Similaun, Sentiero Europeo E5

dallo Stelvio a Bolzano,  per il passo di Similaun

Quella appena conclusa alle porte del centro storico di Glorenza, in val Venosta, è stata un’edizione particolarmente impegnativa. Tutte tappe con dislivelli oltre duemila metri e difficoltà cicloalpinistiche. Il meteo ha stravolto un po’ lo svolgimento delle tappe. Visualizza la cartina

La minaccia di temporali e piogge estese con calo delle temperature ha consigliato di salire al Passo del Similaun nella giornata di domenica, in cui era previsto un peggioramento solo nel tardo pomeriggio. A parte qualche chicco di grandine poco prima del passo e uno scroscio di pioggia al lago di Vernago, la tappa si è conclusa come previsto. Tutti quanti abbiamo pedalato, chi più chi meno sul ghiacciaio del Similaun e la sensazione è stata per tutti indimenticabile.

La tappa del lunedì è partita da Merano. Un cielo chiaro diffondeva una luce bianca ed abbagliante e l’aria era carica di umidità; presagio di pioggia quasi imminente. Abbiamo raggiunto il sentiero E5 (europeo 5) al Passo Croce.  Nuvole nere nascondevano l’ampio panorama che ci circondava e faceva pure freddo. Brevi, ma improvvisi rovesci di pioggia ci costringevano a rivestirci ad ogni sosta. Superato il Kaiser Alm, una bellissima malga sul sentiero E5 dove ci siamo scaldati con una squisita zuppa d’orzo, speck  e buon vino, è venuto giù il finimondo che ci ha indotti a scendere velocemente di quota e deviare in direzione di Merano. Il previsto arrivo a Bolzano è stato annullato. La pioggia intensa ci ha accompagnati fino al termine della gita ed è proseguita meno intensa per tutta la notte lasciandoci in ansia per la tappa di domani, anche se il meteo indicava “situazione in miglioramento”.

Martedì 4 agosto : non piove più. Dunque si parte per la tappa dello Stelvio. Trasferiti in auto fino alle porte di Glorenza in Val Venosta, pedaliamo in direzione Svizzera lungo la ciclabile che giunge da Merano fino a Tubre. Superiamo il bel centro di Munstair. A santa Maria iniziamo la salita al Passo d’Umbrail quindi allo Stelvio. Il gruppo si sgrana. Ognuno sale con il proprio passo. Ci riuniremo soltanto sulla cima con le gambe “sotto il tavolo” davanti a un bel piatto di pasta e un buon bicchiere di vino nel calduccio di un accogliente bar con il camino acceso. Dal piazzale dello Stelvio saliamo fino alla cima Garibaldi per seguire in quota il sentiero n. 20 fino al rifugio Forcola. Il tempo quì in alto non è bellissimo. Però non fa freddo. Le nuvole coprono appena le cime, ma lasciano intravedere  gli spettacolari ghiacciai dell’Oltres. Certo con il cielo azzurro sarebbe stata un’altra cosa, ma sempre meglio della pioggia di ieri. Per alcuni il sentiero è un divertimento unico, per altri un po’ meno, ma i luoghi attraversati sono talmente belli che la fatica e la scocciatura di scendere e risalire continuamente dalla bicicletta passano in secondo piano. Questo è “cicloalpinismo”!!

Grazie a…

Andrea Fe.(CN)
Andrea Fr.(VA)
Fabrizio (CN)
Gherardo (BG)
Graziano (MI)
Luigi (VE)
Marco (FI)
Massimo (BG)
Massimiliano (BG)
Mauro (CN)
Meo (CN)
Monica(CN)
Raffaele (BG)
…ottimi compagni di pedalata!

Grazie agli amici Sara e Fulvio (CN)

Le tappe

 

  • Domenica 2 agosto – Passo Rombo, Passo di Similaun, Val Senales, Stava, Merano – km. 82 dislivello salita 2068 m
  • Lunedì 3 agoso – Avelengo, Passo Croce, Sentiero E5, Merano – km 55 dislivello salita 2000 m
  • Martedì 4 agosto – Glorenza, Munstair, Giogo di Santa Maria, Passo Stelvio, Rifugio Forcola, Glorenza – km 67 dislivello salita 2200 m