2° giorno – Lunedì 7 agosto 2006

Da Bedretto a Locarno, lago Maggiore

Foto di gruppo a Bedretto

Il  2° giorno si parte verso le otto e mezza da Bedretto …dopo l’immancabile “foto di gruppo”, scattata in compagnia della signora Irma che ci ha ospitati con tanta cordialità nella sua accogliente Osteria Pizzo Rotondo. Come ieri siamo vestiti con abbigliamento quasi invernale perché la temperatura non è cambiata molto. Il cielo anche oggi è nuvoloso, forse un po’ più chiaro di ieri e le cime in alto sono ancora nascoste dalla nebbia. Le previsioni meteo parlano di nubi alte stratificate con possibilità di precipitazioni sparse in montagna e di schiarite sempre più ampie in pianura nel corso della giornata. Dunque, il rischio di beccarci la pioggia sulla salita del Naret è più che mai concreta, ma ci conforta la possibilità di giungere a Locarno con il sole. Intanto scendiamo lungo la valle di Bedretto fino a Villa e superato un ponte sul Ticino, ci immettiamo sulla strada che scende dal Nufenenpass sull’altro versante della valle. Superiamo di poco l’abitato di Ossasco fino ad individuare una sterrata che si stacca sulla destra, poco oltre una serie di bandiere colorate ben visibili da lontano. Si inverte, dunque, il senso di marcia e si incomincia a salire con pendenza moderata e con un buon fondo. Al primo tornante una palina ci indica che siamo sulla strada giusta: direzione Alpe di Cristallina. Poco più avanti la strada si biforca e ambedue le diramazioni portano all’alpe. Proseguiamo dritto su una strada segnalata da un cartello militare che consiglia od obbliga (non si capisce bene) il transito soltanto ai mezzi 6×6!! E’ una strada molto ripida costruita con due strisce di cemento parallele, larghe quanto un pneumatico di un camion ed è obbligatorio pedalare ognuno su una delle due strisce perché nel mezzo l’erba e le pietre rallentano alquanto la marcia. Il ciclocomputer di Graziano, che sta rilevando tutti i dati del percorso della TREGIORNI di quest’anno, segna pendenze intorno al 20%. Il tratto, dunque, è particolarmente e non conviene fermarsi perché poi non si parte più, rimani piantato e sei costretto a proseguire a piedi. Per fortuna non è molto lungo, credo non più di mille, millecinquecento metri; poi le due rotaie cessano in prossimità di un’altra deviazione dove le paline indicano di procedere a sinistra con una serie di tornanti con un caratteristica pavimentazione in pietra. Si risale il bosco percorrendo una bella sterrata  che sbuca nei pascoli sovrastanti, si contorna un vallonetto e superando un ponticello si giunge all’Alpe di Cristallina.

Qui termina la parte ciclabile della salita perchè proprio dietro l’alpe in direzione sud parte il sentiero per il passo del Naret. L’attacco del sentiero è segnalato da una palina mezza distrutta. La traccia è subito ripida e l’unico modo di procedere è con la bici a spalle. Più avanti la valle si apre e il sentiero spiana, tanto che qualcuno riesce pure a pedalare per alcuni tratti. Ho sistemato la bici sul mio spallaccio costruito per l’occasione con i resti di un vecchio “invicta”. Oggi l’ho sistemato con più calma perché la salita è lunga e non voglio faticare come ieri sul Gries, dove sovente dovevo fermarmi per risistemarlo. In alcuni tratti mi piacerebbe mettere la bici a terra perché mi pare si possa pedalare, ma dovrei smontare tutta l’attrezzatura da trasporto e ci vorrebbe troppo tempo. Dall’Alpe di Cristallina sono circa 600 metri di dislivello che corrispondono, più o meno, a due ore a piedi per questo conviene procedere con passo regolare tanto più che il carico sulle spalle è molto ben distribuito e le mani sono libere di usare i bastoncini che si stanno rivelando davvero utili. A metà salita, si mette a piovere (come previsto). Per fortuna non è molto freddo, non c’è nebbia e la pioggia non è particolarmente intensa. Superiamo un salto di roccia attraversando un tratto particolarmente ripido e dissestato al centro del vallone e ci portiamo sul pianoro sovrastante che precede l’ultimo tratto di salita verso il passo. Quando il sentiero si divide scendiamo a sinistra tralasciando la traccia per la capanna Cristallina che intravediamo in alto sulla nostra destra, verso ovest. Il sentiero attraversa l’acqua e transita presso un alpeggio per poi salire nuovamente ripido fra le pietre in direzione sud. Sull’ultimo traverso, poco prima della baracca di legno che precede il passo, incrociamo un paio di escursionisti che giungono dalla Capanna di Cristallina; sono stranieri e ci salutano a gesti.

Passo di Naret

Sostiamo un attimo vicino alla baracca addossata alla roccia e diamo uno sguardo all’itinerario di salita e poi l’ultimo breve tratto, prima del passo, lo facciamo in sella e sbuchiamo dall’alto sul grande lago artificiale del Naret. Un vento gelido ci costringe a scendere subito da quella posizione panoramica e decidere di fare una sosta in un cantuccio più riparato poco prima della sterrata che contorna il lago.

Il cielo è grigio, quasi nero e non promette nulla di buono, anche se ora non piove più, ma un messaggio appena arrivato dall’amico Fulvio ci dice che a Locarno ci sono 32 ° gradi e un sole splendente. Qui ce ne sono 25 in meno, di gradi!

La larga sterrata lascia ben presto il posto ad uno stretto e ripido nastro d’asfalto che, transitando presso i laghi Gemelli, raggiunge e attraversa i bellissimi prati dei pascoli sottostanti, taglia in ripida discesa un grande bosco di abeti e finalmente spiana fiancheggiando l’enorme lago di Sambuco lungo più di cinque chilometri. Da questo punto ci separano 70 chilometri da Locarno.

Locarno

Attraversando Fusio, Cevio e Peccia passiamo dalla Val Sambuco, stretta e profonda, alla valle Lavizzara per poi entrare nella val Maggia che ci avrebbe portato fino alle rive del lago Maggiore. Purtroppo una brutta caduta nella prima parte della discesa fra Fusio e Cevio ha causato un brutto infortunio all’amico Fabrizio, che comunque dolorante ha voluto concludere la tappa. Il giorno dopo non partirà! Peccato, era andato tutto bene fin dal 1999, e le aveva sempre concluse tutte le TREGIORNI. Per raggiungere Riazzino, dove è previsto il pernottamento, abbiamo seguito la pista ciclabile che collega Ascona a Locarno e a Bellinzona percorrendo molti chilometri in più del previsto. Non abbiamo tenuto conto che i percorsi delle piste ciclabili non sempre seguono l’itinerario più breve, anzi, sovente, compiono giri molto ampi prima di giungere a destinazione. Sarebbe stato meglio seguire la strada statale in direzione di Bellinzona, anche perché Riazzino e il motel omonimo dove avevamo prenotato, era proprio su quella strada a circa 6 o 7 chilometri da Locarno in direzione di Bellinzona. Siamo sistemati in una palazzina di lato al ristorante-bar, dove l’italiano non lo capiscono molto bene e parlano una lingua simile al tedesco. Le camere non sono certo confortevoli come quelle di ieri sera a Bedretto, ma tutto sommato va bene; la doccia c’è e poi i gestori sono molto disponibili soprattutto per il menu della cena, concordato secondo le nostre esigenze, direttamente con il cuoco.

(continua)