2° giorno – Lunedì 10 agosto 2004

da Nus a St. Jacques

  • lunghezza: 50 Km
  • dislivello in salita:  2100 m  
  • ciclabilità: 90%
  • cartografia: 1: 50000 IGC N.5- Cervino – Matterhorn – Monte Rosa
Sulla statale a Chatillon

Sulla statale a Chatillon

Partiamo da Nus  verso le otto e trenta e finalmente il gruppo è completo perché si è unito anche Alberto, giunto ieri  da Monza. C’è afa e il cielo sopra  noi è di un bianco particolarmente abbagliante, il che ci fa supporre che la quota dove si forma la nebbia non sia molto in alto e perciò  siamo speranzosi di  vedere, quanto prima,  il sole e le cime delle montagne ora nascoste. Mentre pedaliamo in fila indiana verso Chatillon riusciamo, per qualche istante, ad intravedere la cima dello  Zerbion dove , dovremmo salire prima di scollinare in val d’Ayas; poi la nebbia… …nasconde di nuovo tutto! Prima di entrare nell’abitato di  Chatillon, nei pressi di una rotonda, deviamo a sinistra in direzione di Cervinia. Il traffico delle auto dei turisti che risalgono la Valtournanche, insieme a noi, è particolarmente  sostenuto e ci costringe a procedere ancora in fila indiana fino a Anthey St. Andrè, dove lasciamo il centro della valle e svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Promiod.

Anthey St. Andrè, con le sue belle case costruite con buon gusto e armoniosamente circondate da spazi verdi molto curati e ben attrezzati,  mi è parso un centro di villeggiatura accogliente e tranquillo e penso che molto presto tornerò a visitarlo con più calma.. Mentre affrontiamo la prima parte di salita abbastanza impegnativa, qualche passante, notando la targhetta “TREGIORNIMTB” appesa alle nostre biciclette e magari credendoci partecipanti a chissà quale manifestazione,  ci incoraggia e ci incita e allora qualcuno si lascia “prendere dalla foga” e  si stacca dal gruppo come se dovesse andare in fuga. Qualcun altro urla: – piano.! C’è un uomo in ritardo!-… e allora il gruppo si ricompatta e girato l’angolo ci si ferma tutti a riprendere fiato. La salita verso Promiod  , dopo lo strappetto di Anthey, è a pendenza costante e si snoda fra splendide pinete e ampi prati dove sorgono gruppi di case in pietra ben ristrutturate e stupendamente inserite nell’ambiente circostante. “Nessuna abitazione è lasciata decadere come invece accade dalle mie parti, dove la gente di montagna se ne è andata da tempo e ha abbandonato ogni cosa, comprese molte case che ormai cadono a pezzi.  Soltanto in questi ultimi tempi si assiste, forse,  ad un inversione di tendenza , grazie ai primi passi di una politica regionale che cerca di rivalorizzare l’ambiente montano favorendo, tra l’altro, la ristrutturazione di vecchie abitazioni che pian, piano riprendono il loro antico splendore e con esse la valle che le circonda.”  Giungiamo a Promiod che inizia a piovere ma, per fortuna si tratta di uno scroscio passeggero anche se sopra di noi il cielo è molto grigio e nulla ci fa sperare che le cose migliorino.

La nebbia, che sale dal fondo valle, si condensa proprio a questa quota e si trasforma in minuscole goccioline d’acqua che danno l’impressione che voglia, un’altra volta, ricominciare a piovere. Invece di infilarci fra la case, svoltiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per il Monte Zerbion,  lungo una larga mulattiera in salita dal fondo abbastanza dissestato.

I tetti di Promiod

I tetti di Promiod

Con ampio giro, superiamo l’abitato di Promiod dall’alto e proseguiamo verso il colle Portola fino a quando la strada si divide nei pressi di un tornante, dove procediamo a destra seguendo le indicazioni del sentiero 105, anche se ambedue i sentieri segnalati portano comunque al colle Portola. La mulattiera, che ha tutte le parvenze di essere una forestale tracciata di recente, si impenna poco dopo il bivio e per qualcuno di noi sono dolori: l’unica è spingere. Fuori dalla pineta la strada sembra spianare un po’ quando attraversa degli ampi pascoli da dove , se non ci fosse quella maledetta nebbia che da due giorni ci accompagna, dovrebbe esserci uno stupendo panorama sulla valle centrale dal Bianco al Rosa. Oltrepassata una stalla la mulattiera diventa sentiero e con saliscendi in parte ciclabili.  raggiunge i pascoli sottostanti il colle Portola che si presenta proprio lì di fronte come uno stretto intaglio al centro della cresta che scende dal Monte Zerbion che, se si vedesse, dovrebbe essere sulla nostra destra. Per un attimo la nebbia si dirada e intravediamo la cima, con l’enorme statua della Madonna. Il sentiero si perde fra i mamelloni erbosi e si divide in mille tracce che si riuniscono presso il grande traliccio dell’alta tensione in alto a sinistra. Da questo punto la traccia è unica e sale ripida fino al colle Portola segnalato da una palina gialla e caratterizzato da una icona rappresentante una stazione della via crucis. Dal traliccio dell’alta tensione fino al colle ci sono circa centocinquanta metri di dislivello affrontabili soltanto con la bici a spalle; altro modo non c’è.; non sono molti ma, dopo più di duemila metri di salita, la fatica si fa sentire ; cerchi di non guardare avanti, di non guardare in sù, segui la traccia del sentiero, affronti uno, due, tre scalini di pietra sperando che siano gli ultimi. Attendi quel momento, che chi va in montagna conosce molto bene; il momento in cui la gamba non deve più faticare perché , improvvisamente , il terreno diventa pianeggiante; non si sale più e in un secondo si apre “l’altra valle” di fronte a tè; di colpo ti ritorna la forza che credevi esaurita e gli ultimi passi li fai quasi di corsa come per dire :- arrivare fin quassù?…un bazzecola, guarda come corro io!, guarda quanta ne ho ancora!”.  E’ circa l’una del pomeriggio quando siamo sul colle, in tutto quattro o cinque ore da Nus fin qui. Per ovvie ragioni di nebbia, rinunciamo alla salita sullo Zerbion e incominciamo a scendere in val d’Ayas che sono le due passate. La prima parte di discesa è particolarmente insidiosa e a tratti esposta e può essere affrontata soltanto con la bici a spalle. Più avanti si può anche tentare di mettere la bici di fianco ma, per salire in sella dobbiamo attendere il tratto tecnico che raggiunge il piano, attraversato dal canale di irrigazione, poco sopra il parcheggio di Barmasc. Dal parcheggio, anziché seguire l’asfalto, imbocchiamo una bella sterrata che, tagliando la strada asfaltata in più punti, raggiunge la piazzetta della chiesa di Antagnod e in breve, la sottostante provinciale per Champoluc che risaliamo toccando i centri di Bisoux e Magneaz. Al termine della veloce discesa, dopo una curva a destra, prima del ponte sul torrente imbocchiamo una strada con divieto di accesso che, prima asfaltata e poi sterrata segue l’andamento del corso d’acqua sulla destra idrografica e raggiunge, su un ponte, l’abitato di Frachey. Seguendo l’asfalto per circa un chilometro raggiungiamo il bivio per il rifugio Casale sulla destra, poco prima di St. Jacques. Dal bivio, a detta del cartello indicatore, mancano cento metri al rifugio ma in realtà…ce ne sono almeno trecento o …forse più! Il rifugio Casale è una bella costruzione in legno immersa nel verde di un enorme pineta a un chilometro circa dal piccolo centro di St. Jacques. Decisamente caro per il tipo di servizio che ti offre. Abbiamo comunque trovato cordialità e comprensione da parte dei ragazzi che in quel periodo gestivano l’attività.