1° giorno – Domenica 9 agosto 2004

da Champorcher a Fenis

  • lunghezza: 35 Km
  • dislivello in salita: 1700 m
  • dislivello in discesa: 2400 m
  • ciclabilità: 80%
  • cartografia: 1:50000 IGC N.3 – Il Parco Nazionale del Gran Paradiso –  1: 50000 IGC  N.9 – Ivrea, Biella Bassa Valle d’Aosta

Introduzione

Fulmini e saette squarciano il cielo proprio laggiù oltre la città di Torino e grosse nuvole nere nascondono l’orizzonte, di solito disegnato dall’inconfondibile profilo delle Alpi. E’ proprio là che stiamo andando; che da direzioni diverse stiamo convergendo verso il punto stabilito per il ritrovo.  Grosse gocce iniziano a scendere sull’asfalto, prima rade poi sempre più fitte e di colpo ci troviamo in mezzo ad un grosso temporale. Il pensiero corre subito all’estate scorsa che ci aveva regalato TREGIORNIMTB di tempo stupendo, con un cielo terso senza una nuvola fino a sera. Quest’anno non sarà più così e già si pensa a cosa fare in caso di maltempo ma, superata Torino la pioggia, per fortuna, cessa e ci lasciamo alle spalle anche i fulmini e le saette. Il cielo si schiarisce e lascia intravedere un po’ di sole. Alle otto meno qualcosa, con un leggero di ritardo sull’ora di ritrovo, siamo a Pont St. Martin, appena fuori dal casello dell’autostrada TO/AO ; non piove, però le montagne attorno sono immerse nella nebbia e il cielo sopra la valle è di nuovo grigio. Mentre si sale a Champorcher qualcuno, più ottimista, riesce persino a vedere qualche squarcio d’azzurro ma, sarà il riflesso sulle lenti degli occhiali o sul parabrezza del veicolo a creare questi miraggi, perché quando scendiamo dal pulmino oltre ad essere sempre nuvoloso, fa pure freddo.

I partecipanti

Del gruppo previsto manca Alberto che, più pessimista di tutti, ha pensato bene di rimandare la partenza a domani sperando in condizioni meteo migliori. Ci raggiungerà per la cena; gli altri ci sono tutti, eccoli in ordine alfabetico:

  • ANDREA da Cassano Magnago (VA)  – ha partecipato alle edizioni del 2002 e del 2003
  • FABRIZIO da Roccaforte M.vì (CN) – ha partecipato a tutte le edizioni passate
  • FULVIO da Villanova M.vì (CN) – alla prima esperienza di …“autista”
  • GHERARDO da Bergamo – alla prima partecipazione
  • MARCO F. da Torino – alla prima partecipazione
  • MARCO G. da Roccaforte M.vì (CN) – ha partecipato all’edizione del 2003
  • MASSIMO da Ciserano (BG) – alla prima partecipazione
  • RAFFAELE da Bergamo – alla prima partecipazione
  • GINO… il sottoscritto – ha partecipato a tutte le edizioni passate e… future!!
  • ALBERTO …arriverà da Monza (MI) per la sua prima partecipazione
Il gruppo a Nus

Il gruppo a Nus

da sinistra: Andrea, Gherardo, Gino, Marco F:, Fabrizio, Alberto, Massimo, Raffaele; accovacciati Marco G. e Fulvio

 

 

Iniziamo a pedalare

da Champorcher Chateau a 1400 metri circa, seguendo le indicazioni, per il rifugio Dondenaz (ma si dice Dondena o Dondenaz?).

Saliamo su asfalto con pendenza regolare innalzandoci sul versante nord della valle, mentre un timido sole fa capolino fra le nuvole e ci infonde un po’ più di speranza. Si sale fra verdi e ampi prati transitando accanto a casette in pietra e legno ristrutturate con buon gusto e soprattutto con rispetto per l’ambiente intorno. Il cielo, sopra di noi, si stà aprendo mentre le pinete del fondovalle, con le borgate sparse che compongono Champorcher sono, a tratti, nascoste dalla nebbia che sale e si disperde. La strada per un tratto diventa pianeggiante e addirittura scende per qualche metro quando l’asfalto termina, lasciando il posto ad un largo sterrato che, a volte ripido a volte pianeggiante, raggiunge la conca alla base del Rifugio Dondena(z??). Siamo ad un incrocio dove varie paline segnalano altrettanti iitinerari che partono da questo punto, fra essi anche l’indicazione per il Col Fussì. Molte sono le vetture parcheggiate perché da qui in poi è vietato il transito ai veicoli. Percorriamo la strada che scende per qualche metro, transitando vicino ad una vecchia costruzione militare e raggiungiamo il rifugio che offre anche un servizio bar ma, grosso guaio, è sprovvisto di ….banane!?!? (1). Una fontana d’acqua freschissima ci permette di rabboccare le borracce e i camel back. A questo punto la strada si divide in due e un attento esame della cartina ci indica di aggirare il rifugio dal lato nord (destra) dove si ricomincia a salire. Il fondo è più dissestato ma, affrontabile in sella. La strada, molto ampia e a tratti con pendenze più sostenute, si dirige al centro del vallone da dove si scorge lontano lo stretto intaglio della Finestra di Champorcher. All’inizio di un pianoro molto ampio, addossate ad un grosso masso sulla destra, troviamo le paline con i cartelli gialli in lamiera e fra le varie indicazioni, anche quella per il per il col Fussì sbiadita e di difficile lettura. Un sentiero si stacca alla destra del masso e scende verso il corso d’acqua, al centro del vallone, che si attraversa su un ponte di legno. Oltre il ponte alcune tacche gialle portano in due direzioni diverse. Seguiamo dapprima la traccia di destra che sale sui prati sovrastanti ma, presto siamo costretti a ritornare indietro perché il sentiero si perde fra pietre, rocce e mamelloni erbosi , segnalato qui e là con omini di pietra. Prendiamo allora la traccia a sinistra dopo il ponte che, tagliando alla base la conca prativa, guadagna la costa sovrastante con alcuni tornanti per poi puntare decisamente ad ovest iniziando la salita verso il col Fussì con lunghi traversi.. La mulattiera all’inizio è abbastanza larga e a tratti pedalabile, poi si restringe fino a diventare una sorta di canalino dove ci stanno o i piedi o la bicicletta e pedalare è una manovra riservata ai più bravi. L’ultimo tratto, proprio sotto il colle, richiede inevitabilmente di caricarci la bici sulle spalle per superare le grosse pietre smosse che invadono il sentiero.

Col Fussì, 2979m

Col Fussì, 2979m

La nebbia, improvvisamente si dirada e lascia intravedere le cime che racchiudono il Col Fussì mentre più in basso, compare anche un piccolo laghetto.

Di là dal colle il sole illumina l’intera vallata, dalla pietraia sommitale ai pascoli più in basso, fino alle cime lontane, di là dalla valle centrale. Una grossa freccia nera disegnata su una roccia e alcune tacche gialle indicano la direzione da intraprendere per scendere a Fenis. Iniziamo la discesa superando alcuni alti gradini di roccia per poi mantenerci a mezza costa sulla destra idrografica del vallone, stando attenti a non scendere troppo al centro. Superiamo una lingua di neve con la bici a spalle, rimanendo un po’ distanti dalle rocce per non sprofondare troppo nella neve. Superato un ultimo tratto in salita , aggiriamo uno spuntone roccioso e finalmente risaliamo in sella raggiungendo in breve il colle d’Eyele. In realtà ci fermiamo poco prima dove un intaglio ci offre la visione del vallone di …… con al centro il lago di…. Sulla nostra sinistra si stacca il sentiero che ci porterà, attraverso i prati, fino alle baite Tremail. Rade tacche gialle indicano il percorso ideale per chi scende a piedi come mè, ma chi rimane in sella preferisce scegliersi il tracciato più consono alle proprie capacità. In breve siamo in fondo al pratone, attraversiamo le acque di un rio e contorniamo le rive di un minuscolo laghetto raggiungendo la baite da dove parte la sterrata. Il fondo è discreto, la bici scorre bene ed è davvero divertente tuffarsi a tutta velocità nei guadi che, numerosi, tagliano la strada: la sensazione è di fare una doccia quasi completa ma,….al contrario.

Val Clavalitè

Val Clavalitè

La valle si fà sempre più ampia e verde man mano che si scende e si raggiunge il pianoro centrale dove, purtroppo, grossi lavori di scavo ne interrompono la continuità naturale. Seguiamo il tracciato principale che taglia il piano verso destra e sale verso un pilone, per poi riprendere a scendere in modo molto ripido all’interno di una pineta. La discesa sembra non finire mai e la stanchezza incomincia a farsi sentire, soprattutto alle braccia ed ognuno di noi sinceramente spera che la strada asfaltata non sia troppo lontana. La sede stradale diventa improvvisamente larga e solcata da molte tracce di cingoli e di grossi pneumatici, e non è difficile capire che l’asfalto arriverà, in futuro molto prossimo, almeno fin qui. Gli abeti lasciano il posto ai faggi quando inizia l’asfalto, che in pochi chilometri ci porta fin nel centro di Fenis e di lì, preceduti dal pulmino di Fulvio, raggiungiamo l’Hotel Cristina a Nus. La sera, dopo cena, abbiamo offerto a tutti i numerosi clienti dell’Hotel i “Cuneesi al Serpol” che gli “Amici del cioccolato” ci avevano affidati, suscitando simpatia e curiosità tanto che molti hanno voluto   saperne  di più e così ci siamo ritrovati a parlare di cioccolato, bicicletta e montagna!Cosa vuoi di più….Buon Serpol a tutti! … a domani

(1) Le banane sono state fondamentali per la buona riuscita della TREGIORNIMTB2004 perché senza esse avremmo sicuramente perso uno dei principali partecipanti: MASSIMO!!!  Pare che, oltre a se stesso, nutrisse anche la bicicletta con le …banane!!!