2° giorno – Lunedì 11 agosto 2003

CERESOLE REALE  (Ivrea- Italy) – ore 7 ci si trova tutti nella cucinotta (Eh!! Magari) del posto tappa per la colazione. C’è di tutto quì dentro, caffettiere di ogni dimensione, latte, thè, biscotti, marmellata; tutto per noi. A turno smacchiniamo attorno al fornello e poi velocemente consumiamo la nostra colazione che comunque deve essere abbondante e ricca: ci aspettano quasi duemila metri di dislivello fra un saliscendi e l’altro, per cui dobbiamo fare un pò di scorta. In un paio di sacchetti troviamo anche le focaccette farcite che la gentilissima signora del Gta ci ha preparato nel forno a legna appositamente per il pranzo. Ci incamminiamo o meglio ci impedaliamo su verso il Nivolet che sono circa le otto; la giornata è stupenda e la temperatura ottima. Il gruppo è al completo e sento davvero di star bene, oggi ce la farò, ne sono certo. Ma, dopo i primissimi tornanti, Massimo accusa dei forti dolori alla gamba sinistra per un’infiammazione postuma che si è aggravata per l’inutile fatica di ieri. Vani i tentativi di incoraggiarlo a proseguire nella speranza che con la muscolatura calda vada meglio: purtroppo Massimo è costretto a rinunciare e raggiunge Pierino che anche per oggi non sarà da solo! Bhè, davvero un peccato, speriamo che Massimo si rimetta almeno per l’ultimo giorno!

Partenza da Ceresole Reale

Partenza da Ceresole Reale

Voglio provare la gamba e poco dopo il  rifugio “Alpinisti Chivassesi”  aumento un pò l’andatura e stacco tutti qualche centinaia di metri, poi lascio che mi riprendano e salgo su regolare insieme al gruppo. La salita è lunga e regolare fino alle prima diga che raccoglie le acque di un ghiacciaio, poi scende leggermente per affrontare l’ultimo tratto di salita che porta fino al colle .
Il nastro asfaltato termina dal rifugio Savoia dove la strada è sbarrata al traffico veicolare. La zona è piena zeppa di camper e automobili parcheggiate sulle rive del lago antistante e attorno al rifugio alcuni ambulanti hanno creato una sorta di mercatino. Ma, basta pedalare per qualche centinaia di metri oltre la sbarra che ti pare di lasciare il mondo alle spalle, di colpo non c’è più nessuno, la confusione di cinque prima è scomparsa totalmente. Senti soltanto il rumore della tua bicicletta che, spinta dal rapportone, vola veloce sulle pietre di quest’ ampia sterrata che taglia dall’alto il vasto piano del Nivolet da sud a nord. Stiamo pedalando su quella che doveva essere un’importante via di comunicazione tra il Piemonte e la Valle d’Aosta rimasta però incompiuta, l’unica nota stonata dell’intero panorama dominato quasi interamente dalle cime del Gran Paradiso, del Ciarforon e più lontano dalla Grivola.

Gran Paradiso

Gran Paradiso

A 2 Km. dal rifugio Savoia, seguiamo un ripido sentiero che si stacca dalla sterrata in prossimità di un omino di pietre e transitando sotto alcuni enormi tralicci dell’alta tensione sale sul pianoro sovrastante dove riprendiamo a pedalare seguendo le tracce giallo-nere del sentiero 3a. Questo è il punto in cui inizia quella “sottile linea verde” che quest’anno potrebbe essere ribattezzata la “sottile linea secca” visto il colore non proprio verde dei pascoli che ci circondano.. Il sentiero qui prosegue in quota, supera  con un divertente guado le acque che scendono da l Taou Blanc, costeggia le rive di un minuscolo lago  e poi si porta alto sopra le ex case di caccia Des Aouilles di cui si scorgono a mal a pena i tetti di ardesia. Superata la costa  il sentiero scende in una valletta  attraversando una breve pietraia, che ci  costringe a scendere dalla sella per qualche minuto, contorna i bordi di un minuscolo laghetto color smeraldo e poi riprende a salire con fondo alquanto pietroso e dissestato fin sulla costa Monteau dove una sosta è d’obbligo. In un posto così ti senti quasi al centro del mondo; vorresti che il tuoi occhi potessero  vedere a 360° in un sol colpo.

Volgi la sguardo indietro per seguire ogni curva del sentiero che ti ha portato fin quassù. E’ davvero una sottile linea “verde” che si perde fra i massi enormi della pietraia laggiù e poi ricomparire ai bordi del ruscello . Lo ritrovi poi sull’altra riva e ne segui tutta la traccia che aggira  le verdi dune e il piccolo laghetto per poi ricoprirsi di larghe lastre di pietra e pian piano diventare mulattiera .. fin quassù. Riprendiamo la discesa superandone il primissimo tratto in sella e trovandoci poi “incastrati” in una pietraia davvero insidiosa e faticosa da dove qualcuno esce anche malconcio per una brutta caduta nel tentativo di superarne l’ultimo tratto tecnico. In breve comunque siamo nella stupenda conca del lago Djouan dove incontriamo un discreto numero di escursionisti saliti dalla Valsavarcenhe.

Monteau

Monteau

Il sentiero si fa più largo ma, più insidioso per la presenza di molte pietre appuntite che sbucano dal terreno polveroso e secco per  la grande siccità.     Raggiungiamo i primi abeti e troviamo facilmente la mulattiera che scende con innumerevoli e infiniti tornanti fino a Dejoz. ‘Na discesa che è ‘na goduria!!